Un piccolo spostamento temporale può cambiare tutto. Basta allungare un po’ l’orizzonte per trovarsi davanti a titoli di Stato che offrono rendimenti inattesi. Non serve rischiare né aspettare decenni: esiste una zona precisa in cui numeri e logica si incontrano. È lì che si nasconde una delle opportunità più concrete di questo periodo. Mentre molti guardano altrove, chi sa leggere il mercato trova soluzioni capaci di fare la differenza, soprattutto tra i BTP con scadenze ben selezionate.
Con l’estate ormai iniziata e l’attenzione dei mercati che si muove su più fronti, c’è un’area dell’obbligazionario italiano che si sta rivelando sorprendentemente efficace. A fine giugno 2025, il quadro dei BTP con durata residua tra 5 e 10 anni mostra segnali chiari.

Non si tratta di occasioni clamorose né di promesse esagerate: è la sobrietà dei numeri a parlare, offrendo un equilibrio interessante tra tempo e rendimento. Chi cerca stabilità e un ritorno netto compreso tra il 2,5% e il 3% ha finalmente un campo preciso su cui orientarsi. Il tutto senza rinunciare alla flessibilità nella gestione del capitale e con uno sguardo consapevole al contesto fiscale.
Investire senza stress: perché i BTP tra 6 e 10 anni oggi offrono il mix ideale tra durata e guadagno
I titoli con scadenza residua di 5 anni, ovvero quelli che andranno in rimborso nel 2029, restano appena sotto il livello desiderato: il rendimento netto oscilla tra il 2,1% e il 2,2%. Poco, troppo poco per chi si è dato una soglia minima più ambiziosa. Ma basta salire leggermente di durata per vedere i numeri iniziare a cambiare. Già con i BTP che scadono nel 2030 si entra in una fascia dove il rendimento netto raggiunge il 2,5% e talvolta lo supera. È qui che il panorama inizia a farsi interessante.

Ancora meglio si comportano i titoli tra i 7 e i 9 anni residui, con scadenze comprese tra il 2031 e il 2034. In questo tratto, il rendimento netto sale progressivamente: dal 2,6% fino ad avvicinarsi al 2,9%, offrendo una combinazione molto apprezzabile per chi desidera rendimento senza un impegno eccessivamente lungo. Il punto massimo si tocca con i BTP con 10 anni di durata residua, come quelli in scadenza nell’agosto 2035. Alcuni di questi superano anche il 3% netto, rendendoli tra i più interessanti del segmento, pur restando entro i limiti temporali prefissati.
La fascia 2031–2035: un’opportunità concreta per chi vuole rendimento netto senza attendere l’eternità
Guardare al futuro senza allontanarsi troppo: è ciò che permette di cogliere il meglio di questa fase del mercato. I BTP in scadenza tra 2031 e 2035 si posizionano oggi come la scelta ottimale per chi cerca rendimento solido, cedole fisse e una tassazione agevolata al 12,5%. In più, il fatto che siano acquistabili anche sotto la pari può migliorare ulteriormente il ritorno effettivo, rendendo il tutto ancora più interessante.
Non si tratta solo di rendimento: in gioco c’è anche la gestione della liquidità. Una scadenza compresa tra 7 e 10 anni consente di pianificare con maggiore consapevolezza, mantenendo al contempo la possibilità di ribilanciare il portafoglio nel tempo. È una scelta adatta a chi desidera stabilità ma non vuole immobilizzare il capitale per periodi infiniti.