Le banche centrali stanno ridisegnando le strategie di riserva puntando su euro, yuan e oro, mentre gli analisti osservano segnali persistenti di pressione sul dollaro, suggerendo prospettive di debolezza nel medio periodo.
Negli ultimi giorni, il quadro delle riserve valutarie presenta chiaramente una svolta: molti reserve manager, coinvolti nell’indagine OMFIF, ritengono il dollaro meno affidabile a causa della crescente instabilità politica negli Stati Uniti, con impatti su fiducia e credibilità della Fed.

Nell’ambito delle proiezioni fino al 2035, si stima una riduzione della quota detenuta in dollari dal 58 % attuale al 52 % futuro, aprendo spazio a una maggiore presenza dell’euro. Il 16 % delle banche centrali prevede un aumento delle riserve in euro nei prossimi 12‑24 mesi, mentre lo yuan è identificato come valuta strategica a lungo termine, con un 30% di riserve pianificate sul decennio. Al tempo stesso, l’oro emerge ancora come asset rifugio per il 40 % delle istituzioni, suggerendo un posizionamento più variegato rispetto al passato.
Valute alternative nelle riserve: trend, volumi e potenzialità
Guardando oltre il dollaro, le proiezioni mostrano scenari molto interessanti. L’euro è destinato a crescere gradualmente fino a coprire tra il 22 % e il 25 % del totale riserve, beneficiando del rafforzamento dei mercati obbligazionari europei e di politiche di integrazione finanziaria. Lo yuan, oggi sotto il 2 %, potrebbe espandersi fino a circa il 6%, in linea con l’internazionalizzazione della sua quota transazioni.

Altre valute emergenti come il franco svizzero, considerato sicuro, la corona norvegese legata alle materie prime e i dollaro australiano e canadese, appaiono come opzioni difensive dai fondamenti solidi. Inoltre, l’oro si mantiene centrale, con flussi continuativi provenienti da Germania, Italia e paesi emergenti, consolidando la sua funzione di stabilità in periodi di incertezza.
Raccomandazioni analisti sul dollaro: fattori fondamentali e segnali tecnici
Nell’ultima settimana, il dibattito tra analisti sul dollaro si è focalizzato su criticità di politica monetaria e debito pubblico. L’indice DXY ha toccato livelli di debolezza storica, con un calo superiore al 10 % nel 2025, e un sondaggio Reuters ha rivelato che il 90 % degli strategist prevede ulteriori perdite. MUFG mantiene una view definita “debolmente negativa” per il biglietto verde, citando deficit e rischio politico. Morgan Stanley ipotizza un ribasso del DXY fino al –9 % in caso di rallentamento macro. Dal punto di vista tecnico, le medie mobili settimanali segnalano una tendenza al downtrend, con MACD negativo e Momentum in diminuzione, mentre i livelli di supporto sono individuati tra 104 e 102. Infine, viene monitorata la probabilità di taglio tassi da parte della Fed, stimata al 23 % per luglio, dal precedente 13 %.
Il quadro complessivo suggerisce una ristrutturazione strategica delle riserve, con l’euro, lo yuan e l’oro in evidenza, mentre il dollaro mostra segnali di debolezza sia sul fronte macro sia sugli indici tecnici. Le banche centrali e gli analisti sembrano concordare su una tendenza verso un portafoglio valutario più bilanciato e meno dipendente dal biglietto verde.