Due big di Piazza Affari hanno toccato i massimi annuali, ma solo uno sembrerebbe avere le carte in regola per continuare a salire. Italgas e Telecom Italia sono saliti ai vertici della cronaca finanziaria, ma i fondamentali e i segnali tecnici raccontano due storie molto diverse. Ecco quale dei due titoli potrebbe offrire il miglior rapporto rischio/rendimento.
Quando due titoli molto seguiti dal mercato raggiungono nuovi massimi annuali, la domanda diventa inevitabile: chi ha ancora margini di crescita e chi ha solo beneficiato di un rimbalzo temporaneo? È esattamente ciò che accade oggi con Italgas e Telecom Italia, due protagonisti storici del mercato italiano. Entrambi hanno toccato livelli di prezzo mai visti nel 2025, attirando l’attenzione di analisti e investitori. Tuttavia, se si guarda al quadro completo, tra sottovalutazione, dividendo, solidità finanziaria e prospettive operative, le differenze emergono in modo chiaro.

Il mercato è attento, e la selezione accurata dei titoli diventa decisiva in un contesto dove la volatilità non è scomparsa. Da una parte abbiamo una utility stabile con margini e struttura finanziaria eccellente, dall’altra un colosso delle telecomunicazioni in profonda trasformazione e con livelli di debito ancora molto elevati. Entriamo nel dettaglio per capire chi merita davvero un posto nel portafoglio.
Italgas: stabilità, dividendo e fondamentali robusti
Il titolo Italgas ha toccato il suo massimo annuale a 7,375 €, confermando un trend rialzista supportato da segnali tecnici positivi. La chiusura recente a 7,27 € mostra forza anche in presenza di prese di beneficio. Secondo TipRanks, il prezzo obiettivo medio è 6,82 €, leggermente sotto l’attuale, ma alcuni analisti ritengono che la stima non tenga pienamente conto della nuova guidance approvata a maggio. La struttura finanziaria è solida: il debito è ben distribuito e gestito, il margine operativo lordo resta superiore al 45 % e il ritorno sul capitale è in linea con le migliori utility europee.

A rendere ancora più interessante il titolo è il dividendo, regolarmente distribuito e con un rendimento superiore al 4 %. Anche secondo l’analisi tecnica, l’impostazione è positiva: le medie mobili a 50 e 200 giorni confermano il trend e l’RSI è in zona neutra, intorno a 58. Il consenso degli analisti non è entusiasta ma resta improntato alla cautela costruttiva, con giudizi prevalentemente “Hold” e qualche “Buy” da parte di banche come Equita.
Telecom Italia: massimi raggiunti, ma fondamentali fragili
Anche Telecom Italia ha registrato il suo massimo annuo a 0,41 €, ma il quadro complessivo è meno rassicurante. Secondo i dati raccolti da TipRanks, il target price medio è 0,40 €, praticamente in linea con la quotazione attuale, con un potenziale di crescita ormai molto ridotto. L’RSI a 73 segnala una zona di ipercomprato, mentre il MACD è ancora positivo ma in fase di rallentamento. I problemi principali però restano nei fondamentali: il debito netto supera i 15,5 miliardi €, con una disponibilità liquida limitata a circa 4,5 miliardi €. Non viene distribuito dividendo dal 2021 e il ritorno per gli azionisti è legato a una complessa operazione di rilancio e cessione degli asset di rete. Il Price/Book è intorno a 0,72×, suggerendo una possibile sottovalutazione patrimoniale, ma questa non basta a compensare la fragilità operativa. Le raccomandazioni degli analisti sono miste: alcune case come Barclays e JPMorgan mantengono un giudizio neutro, mentre altri si dicono scettici sulla sostenibilità del piano industriale. A oggi, il titolo sembra sostenuto più dal momentum che dai fondamentali, con rischi elevati legati all’esecuzione e alla leva finanziaria.