Ti chiedono un corso fuori orario? Non dire sì senza lo straordinario

Ti è mai capitato di dover partecipare a un corso aziendale dopo l’orario di lavoro, magari nel weekend o di sera, chiedendoti se fosse tutto regolare? A volte il confine tra obbligo e abuso può diventare sottile. Eppure, dietro a un semplice invito formativo si nascondono precise regole. La legge parla chiaro: la formazione obbligatoria fuori orario non è un favore, e non dovrebbe mai trasformarsi in un peso. Ma allora chi decide? E soprattutto… chi paga?

È una scena che in molti conoscono: un’aula virtuale aperta alle 20:00, dopo una giornata intera di lavoro, con l’obbligo di essere presenti perché “così ha detto l’azienda”. Non è un’opzione, è un dovere. In certi casi, persino necessario per continuare a svolgere il proprio ruolo.

Persona che segue un corso di formazione
Ti chiedono un corso fuori orario? Non dire sì senza lo straordinario-crypto.it

Tuttavia, in mezzo a queste nuove forme di aggiornamento professionale, c’è una verità che spesso passa inosservata: imparare, se è un obbligo imposto, è anche lavoro. E come ogni attività lavorativa, merita rispetto, tutele e retribuzione. La normativa non lascia spazio a interpretazioni vaghe, anche se nella pratica i confini vengono spesso forzati. E non tutti sanno che esistono diritti chiari, difesi dalla legge, anche quando il corso si svolge fuori orario.

Formazione dopo il lavoro? Se è obbligatoria va pagata come straordinario, punto

La legge italiana non vieta in modo assoluto che la formazione obbligatoria fuori orario venga programmata in fasce diverse da quelle classiche di lavoro. Ma questo non significa che si possa fare “come si vuole”. La giurisprudenza, e in particolare la Corte di Cassazione, ha stabilito che qualsiasi aggiornamento richiesto dall’azienda, e necessario per svolgere il proprio ruolo, deve essere considerato orario di lavoro effettivo.

Martello giudice
Formazione dopo il lavoro? Se è obbligatoria va pagata come straordinario, punto-crypto.it

Quindi sì, anche se si fa di sera, o nel weekend, deve essere retribuito. Non importa che tipo di corso sia, se obbligatorio rientra nel monte ore settimanale e, se si sfora, scattano le maggiorazioni previste dal contratto.

Un altro punto fondamentale riguarda i costi: nessuna spesa può essere scaricata sul dipendente. Lo prevede il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008) per i corsi in materia di prevenzione, ma anche il più recente Decreto Trasparenza (D.Lgs. 104/2022), che estende il principio a tutta la formazione obbligatoria legata a norme o contratti collettivi. In breve, nessuna spesa per iscrizioni, materiali o trasporti deve ricadere sul lavoratore. Se ciò accade, è una violazione vera e propria.

Rifiutare un corso fuori orario? Solo se non ti pagano come straordinario

Esistono casi in cui dire “no” è possibile, ma serve una base solida. Se il corso è realmente obbligatorio, rifiutarsi può portare a sanzioni disciplinari. Tuttavia, se non vengono garantiti elementi essenziali,  come il pagamento delle ore, il rispetto dei limiti contrattuali o la gratuità, il lavoratore può far valere le proprie ragioni. Anzi, deve. Perché ignorare queste tutele significa accettare un precedente pericoloso.

Inoltre, le conseguenze per l’azienda che non rispetta questi obblighi possono essere molto serie. In caso di incidente sul lavoro, ad esempio, l’assenza di formazione può trasformarsi in una responsabilità civile e penale. La Cassazione ha già confermato che il datore può essere ritenuto colpevole per lesioni colpose se non ha formato adeguatamente il dipendente.

Gestione cookie