Una terrazza, un gatto, 1.500 euro di danni: ecco perchè il tribunale ha deciso così

Un gatto che passeggia libero tra scale e terrazzi può sembrare una scena tenera. Ma cosa succede se questo comportamento finisce per causare danni al vicino? Una recente sentenza del Tribunale di Pescara ha sollevato un problema spesso ignorato: la responsabilità legale dei padroni di animali domestici quando questi si muovono liberamente nei condomini.

In certi casi, anche un felino apparentemente innocuo può diventare fonte di guai. E le conseguenze non sono solo morali: possono esserci risvolti economici molto concreti. Il gatto del vicino può costarti caro, ed è bene saperlo prima che sia troppo tardi.

Terrazza e gatto su un tavolo
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Nel centro di una tranquilla palazzina, una vicenda reale ha mostrato quanto sia sottile il confine tra libertà e responsabilità. Una donna, affetta da asma cronica, ha denunciato i disagi provocati dai gatti della vicina. Gli animali erano soliti intrufolarsi nel suo terrazzo, lasciando escrementi, rovinando le piante e creando un ambiente maleodorante e insalubre. Nonostante i richiami verbali e le richieste di intervento, nulla è cambiato.

Alla fine, la questione è arrivata in tribunale. Con la sentenza n. 33 del 12 aprile 2025, il giudice del Tribunale di Pescara ha condannato la proprietaria dei gatti al pagamento di un risarcimento pari a 1.500 euro. Il giudice ha riconosciuto non solo il danno materiale, ma anche quello non patrimoniale, legato al disagio continuo e all’aggravarsi delle condizioni di salute della vicina. La decisione ha ribadito un principio fondamentale: la responsabilità oggettiva del proprietario di un animale, anche quando questo si muove liberamente.

Quando il micio diventa fonte di responsabilità legale

La sentenza si fonda sull’articolo 2052 del Codice Civile, che stabilisce che il proprietario di un animale è responsabile dei danni causati, anche se l’animale è fuggito o non sotto il suo diretto controllo. Non è necessario dimostrare una colpa diretta: la responsabilità è automatica, salvo prova di un evento fortuito.

Giudice
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Nel caso concreto, la padrona dei gatti non aveva adottato alcuna misura per impedirne l’accesso al terrazzo della vicina. Non sono state presentate prove di interventi, barriere o tentativi di gestione. Al contrario, la parte danneggiata ha fornito testimoni e documentazione che hanno mostrato il nesso tra le abitudini degli animali e i disagi subiti.

Il tribunale ha riconosciuto che la libertà degli animali non può pregiudicare la quiete, la salute e la proprietà altrui. Un messaggio chiaro per chi condivide spazi comuni: in condominio, ogni comportamento ha un impatto.

Animali domestici e spazi comuni: cosa dice davvero la legge

La normativa consente di detenere animali domestici in casa, come stabilito dall’articolo 1138 del Codice Civile, riformato nel 2012. Tuttavia, questa libertà non si estende automaticamente agli spazi comuni. Per vietare o limitare la circolazione di gatti o altri animali in queste aree, serve un regolamento condominiale contrattuale, approvato da tutti i condomini.

In assenza di divieti espliciti, valgono comunque le regole generali: rispetto degli spazi altrui, pulizia, silenzio e sicurezza. Se un gatto provoca danni, spetta al proprietario assicurarsi che ciò non accada. E quando la gestione è assente, la legge può intervenire con fermezza.

La sentenza di Pescara mostra come anche comportamenti considerati “minori” possano avere conseguenze legali concrete. Avere un animale comporta diritti, ma anche doveri di gestione e controllo. E non basta la buona fede: quando il danno c’è, qualcuno ne risponde.

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