La pensione a 62 anni come alternativa flessibile a Quota 103 è un’idea presentata dall’Uil al Governo.
Si è accantonato il discorso della Riforma delle pensioni ma ora l’Uil ha ritirato fuori la questione proponendo uno scivolo di pensionamento anticipato flessibile a 62 anni per adeguarsi agli altri Paesi europei. Una richiesta che molto probabilmente non avrà un seguito ma è interessante capire il confronto da cui nasce la proposta del sindacato.

Quando si effettua un confronto i due termini di paragone dovrebbero avere caratteristiche simili. L’Italia purtroppo si trova in condizioni diverse rispetto ad altre nazioni europee soprattutto dal punto di vista delle risorse economiche a disposizione. Il sistema previdenziale, poi, è duramente messo sotto attacco dall’invecchiamento della popolazione e dall’inverno demografico.
Pensare di “copiare” forme di pensionamento anticipato flessibili a Paesi che stanno in condizioni migliori da più punti di vista può essere uno spreco di energie. Possono arrivare interessanti proposte ma se mancano le risorse diventerebbero solo un altro modo di illudere i cittadini. Oggi l’uscita a 62 anni dal mondo del lavoro è possibile con Quota 103. Si tratta di uno scivolo svantaggioso prevedendo unicamente il sistema di calcolo contributivo, avendo lunghe finestre di decorrenza e un limite massimo dell’assegno pensionistico.
La proposta Uil sulla pensione a 62 anni flessibile
L’uscita flessibile a 62 anni dovrebbe diventare strutturale, questa la proposta Uil dopo aver constatato come l’Italia sia insieme a Grecia, Danimarca e Paesi Bassi la nazione UE con il più alto limite di età pensionabile, 67 anni. Non solo con l’innalzamento delle aspettative di vita il traguardo diventerà sempre più lontano di tre mesi in tre mesi arrivando a 71 anni nel 2060.

L’Uil, dunque, chiede al Governo di riaprire i tavoli di confronto per discutere della pensione flessibile a 62 anni. Gli altri Paesi europei seguono criteri di flessibilità, gradualità e differenziazione del pensionamento in base all’attività lavorativa svolta per definire il sistema previdenziale. C’è di più, in Italia volendo approfittare di uno scivolo per la pensione anticipata si va incontro ad una serie di penalizzazioni che portano ad avere un assegno ancora più basso del previsto.
Ecco perché sono diminuite negli ultimi anni le domande di pensionamento anticipato. Le condizioni più svantaggiose sono per i giovani e le donne. Quest’ultime hanno visto peggiorare nel tempo l’unica misura loro dedicata, Opzione Donna. L’Uil chiede a tal proposito un passo indietro, cancellando i limiti attualmente attivi e discriminanti. Verrà realmente aperto un tavolo di lavoro per approfondire queste questioni?