In un anno difficile per molte società quotate sul FTSE MIB, ci sono titoli che, nonostante il crollo delle quotazioni, continuano a presentare multipli elevati e segnali di debolezza strutturale. Uno di questi è Nexi, operatore attivo nel settore dei pagamenti digitali, il cui andamento di Borsa ha deluso gli investitori con un calo del 18,45% nell’ultimo anno. Il titolo è stato penalizzato da margini sotto pressione, concorrenza crescente e prospettive di crescita riviste al ribasso.
La perdita di slancio tecnologico e l’assenza di un’accelerazione nei risultati trimestrali stanno continuando a pesare in modo significativo sulle valutazioni di Nexi. I ricavi si sono stabilizzati senza mostrare segnali concreti di inversione, mentre i margini operativi si sono rivelati inferiori alle attese degli analisti. Sebbene alcuni broker mantengano ancora un outlook positivo sul medio-lungo termine, il consenso generale appare tutt’altro che compatto.

A fronte di raccomandazioni “Buy” da parte di operatori come Jefferies o Berenberg, altri mostrano più cautela, segnalando un rischio di ulteriore contrazione dei multipli. La sfida principale ora è capire se il forte ribasso del titolo Nexi abbia già scontato tutti i fattori negativi noti o se, al contrario, vi sia ancora spazio per una discesa delle quotazioni, soprattutto in assenza di catalizzatori significativi. In un settore dei pagamenti digitali sempre più competitivo e frammentato, Nexi dovrà dimostrare di saper riguadagnare la fiducia del mercato.
Multipli elevati e segnali di sopravvalutazione
Nexi presenta attualmente un P/E di 39,16, tra i più alti del listino milanese, e un EV/EBITDA di 9,91, livello che indica una valutazione ancora aggressiva rispetto alla media del settore. Il titolo quota 87,20 €, ma secondo i dati forniti da MarketScreener, il prezzo obiettivo medio indicato dagli analisti si attesta a 6,97 €, suggerendo un potenziale di rialzo di oltre il 40%. Tuttavia, il range di valutazione è molto ampio: alcuni broker ipotizzano un target massimo di 10,40 € (+110%), mentre altri stimano un minimo di 4,10 € (-17%).
Secondo il consensus raccolto da Refinitiv e pubblicato su Investing.com e MarketScreener, circa il 67% degli analisti copre il titolo con raccomandazione “Buy”, mentre il restante si divide tra “Hold” e “Reduce”. Questa spaccatura riflette un’incertezza profonda sugli scenari futuri dell’azienda, soprattutto alla luce dell’aumento della competizione da parte di player globali come Stripe, Adyen e PayPal.

I margini operativi sono compressi rispetto ai livelli pre-pandemia e la leva finanziaria resta elevata. Inoltre, la società ha recentemente ridimensionato le stime di crescita organica, indicando una dinamica più debole nei ricavi ricorrenti, soprattutto nei mercati maturi.
Rischi settoriali e pressione competitiva
Il settore dei pagamenti digitali è stato uno dei più promettenti nel periodo post-Covid, ma oggi si trova a fare i conti con una realtà più selettiva. L’aumento dei tassi di interesse penalizza i business model basati su acquisizioni finanziate a debito, mentre l’innovazione tecnologica accelera e richiede investimenti continui. Nexi, dopo le operazioni di fusione con Nets e SIA, ha visto una crescita per linee esterne che però non si è ancora completamente tradotta in una leadership profittevole.
Secondo Bloomberg, uno dei fattori che frena gli investimenti sul titolo è proprio la difficoltà di integrazione tra i sistemi e la lentezza nel ritorno sulle sinergie promesse. A ciò si aggiungono i timori per un rallentamento dei volumi transati nei prossimi trimestri, anche a causa della stagnazione economica in Europa.
Gli investitori istituzionali stanno dimostrando prudenza: negli ultimi mesi, il flottante è aumentato e il titolo ha perso attrattiva nei grandi portafogli. L’assenza di dividendo e una volatilità giornaliera relativamente alta rendono Nexi un titolo adatto solo a chi ha un’alta propensione al rischio. La performance negativa degli ultimi dodici mesi, unita a multipli elevati, suggerisce cautela: al momento, la scommessa sul recupero sembra ancora prematura.