Amazon, Walmart e Ant Group starebbero per riscrivere le regole dei pagamenti digitali: non si tratta più di “se”, ma solo di “quando”. I progetti legati ai loro stablecoin promettono di rivoluzionare il commercio elettronico, scavalcando i circuiti bancari tradizionali. Tra risparmi miliardari e pieno controllo dei dati, questa potrebbe essere la prossima mossa sconvolgente nel mondo fintech.
Cosa succede quando colossi del calibro di Amazon, Walmart e Ant Group decidono di entrare nel mondo delle stablecoin? I mercati reagiscono, gli analisti osservano e i regolatori corrono ai ripari. Secondo quanto riportato da Reuters e Barron’s, le tre aziende starebbero sviluppando, o rilanciando, i propri progetti interni legati a valute digitali stabili. L’obiettivo? Ridurre le commissioni, velocizzare i pagamenti internazionali e generare profitti anche dalle riserve. Non si parla più solo di e-commerce, ma di un’infrastruttura di pagamento alternativa, privata e perfettamente integrata.

Nel caso di Amazon, l’interesse per una stablecoin proprietaria risale al 2021, ma le discussioni sono riprese con forza grazie a una nuova cornice normativa più chiara. Secondo dati interni, Amazon spende tra i 9 e i 13 miliardi $ ogni anno in commissioni per transazioni via carta di credito. Un sistema di pagamento interno potrebbe ridurre drasticamente questi costi. Lo stesso discorso vale per Walmart, che già nel 2019 aveva depositato un brevetto per una criptovaluta legata al dollaro. Oggi, l’idea torna di attualità grazie al possibile utilizzo in oltre 5.000 punti vendita fisici e nel circuito online.
Stablecoin come leva strategica: efficienza, margini e controllo
Secondo un’analisi pubblicata da Reuters il 17 giugno 2025, la nuova normativa statunitense (GENIUS Act) fornisce finalmente una base legale concreta per le stablecoin aziendali. Il vantaggio competitivo è triplice: primo, l’eliminazione delle commissioni tra il 2% e il 3% su milioni di transazioni, con un risparmio potenziale che per colossi come Amazon potrebbe superare i 10 miliardi $ l’anno. Secondo, la possibilità di generare utili dalle riserve: se una società detiene 10 miliardi $ a garanzia della stablecoin e li investe in bond statunitensi al 5%, può generare 500 milioni $ di margine annuo, senza alcun rischio operativo reale.

Terzo, l’accesso diretto e controllato ai dati di pagamento, un asset strategico per ogni piattaforma che punta a personalizzare l’esperienza utente e fidelizzare. Non si tratta solo di efficienza, ma di ridefinire il rapporto tra azienda e consumatore, annullando le intermediazioni e creando un ecosistema digitale integrato, ottimizzato per massimizzare margini, fidelizzazione e controllo.
Ant Group e l’espansione globale: verso un’infrastruttura digitale parallela
Nel frattempo, Ant Group sta accelerando la sua strategia internazionale: dopo anni di sviluppo in Cina, ora mira a ottenere licenze per l’emissione di stablecoin a Hong Kong, Singapore e Lussemburgo. Un approccio “multi-giurisdizione” che le consentirebbe di operare in ambienti regolati ma dinamici. Secondo Bloomberg, il gruppo ha già avviato trattative con le autorità locali e prevede il lancio nel 2025.
Nonostante queste prospettive, alcuni analisti, come quelli di Keefe, Bruyette & Woods, restano prudenti. Sostengono che l’impatto sulle società di carte di credito sarà limitato nel breve periodo, ma riconoscono che il posizionamento anticipato di Amazon e Walmart potrebbe garantire vantaggi importanti nel medio-lungo termine. L’interrogativo resta solo uno: il pubblico sarà pronto a fidarsi di una moneta emessa da un’azienda? Se la risposta sarà sì, il potenziale di questa trasformazione sarà davvero difficile da sottovalutare.