Un crollo improvviso, una spirale di vendite e la tensione geopolitica come detonatore: Bitcoin ha subito un colpo netto dopo il raid israeliano sull’Iran. Ma secondo molte voci autorevoli del settore, questa potrebbe essere un’opportunità travestita da crisi. Analisti come quelli di CoinTelegraph, crypto.news e BeInCrypto parlano di un mercato iper-venduto e pronto a reagire. Il prezzo, sceso sotto i 103.000 $, accende domande fondamentali: è il momento di fuggire o di rientrare? E quali scenari ci aspettano nel breve periodo?
Ci sono momenti in cui il mercato delle criptovalute sembra quasi avere un cuore proprio, che pulsa con emozioni forti, improvvise. Lo si percepisce chiaramente quando accade qualcosa di imprevisto: basta una notizia, un annuncio, un evento internazionale per alterare tutto. E allora le vendite cominciano, i numeri scendono in picchiata, gli investitori osservano in silenzio. Ma è proprio in questi momenti che si annidano le possibilità.

La paura e l’incertezza aprono crepe nella logica, e spesso in quelle crepe qualcuno riesce a trovare un’occasione. Quando il Bitcoin perde il 5% in una manciata d’ore, c’è sempre chi urla al tracollo e chi, invece, prepara il rimbalzo. Le tensioni geopolitiche, come quelle tra Israele e Iran, hanno un impatto immediato sui mercati. Ma quanto dura questo effetto? E davvero i fondamentali della regina delle crypto sono così fragili da essere messi in discussione da uno shock esterno?
Bitcoin sotto pressione: il sell-off guidato dalla crisi mediorientale
Il 13 giugno 2025, l’attacco israeliano a installazioni strategiche in Iran ha innescato una reazione a catena sui mercati globali. Il Bitcoin, che solo pochi giorni prima scambiava ben al di sopra dei 108.000 $, è precipitato fino a toccare i 102.800 $, secondo i dati di crypto.news. In meno di 24 ore sono stati bruciati oltre 427 milioni di dollari in liquidazioni, un numero che fotografa la brutalità del movimento ribassista. Asset rifugio come l’oro e il dollaro USA hanno beneficiato di questa ondata di avversione al rischio, confermando quanto la criptovaluta sia ancora percepita come asset speculativo nei momenti di panico.

Secondo Reuters e Barron’s, questo tipo di reazione è tipica nei contesti ad alta tensione politica, dove il capitale cerca stabilità piuttosto che rendimento. Tuttavia, l’analisi tecnica suggerisce che la svendita potrebbe essere stata eccessiva. L’RSI giornaliero è sceso sotto 50, mentre il MACD ha registrato un segnale di vendita deciso. Tutti indicatori che parlano di un mercato scarico, ma anche potenzialmente pronto a invertire la rotta. L’importante soglia psicologica dei 103.000 $ rappresenta oggi il livello chiave da monitorare per evitare ulteriori discese verso i 101.600 $.
Rimbalzo in vista? Le prospettive secondo CoinTelegraph e BeInCrypto
Nonostante l’apparente crisi, molti analisti vedono spiragli ottimistici. CoinTelegraph, in un confronto con i movimenti del 2024, nota un pattern molto simile: anche allora un crollo iniziale legato a conflitti internazionali fu seguito da un’impennata fino ai massimi storici. Se la storia si ripetesse, potremmo assistere a un ritorno verso i 130.000 $ già nei prossimi mesi. BeInCrypto osserva come il Bitcoin stia testando la banda inferiore delle Bollinger Bands e che il RSI nei timeframe più brevi sia sceso sotto 40, segno di una condizione di iper-venduto tecnico.
Anche RedStone, intervistato da crypto.news, sottolinea come il mercato stia vivendo una “dislocazione temporanea” causata dall’incertezza geopolitica, ma che i fondamentali del Bitcoin restano solidi. In questo scenario, la soglia dei <