Da promessa di trasparenza a rischio di opacità: il Bitcoin, nato come risposta alla crisi dei mutui subprime del 2008, oggi si ritrova avvolto da una rete di prodotti derivati che ricordano fin troppo i mortgage-backed securities (MBS). La diffusione di paper Bitcoin – ETF, future e opzioni – solleva interrogativi sul vero stato di salute del mercato. Strumenti che avrebbero dovuto facilitare l’accesso agli asset digitali stanno in realtà stratificando la distanza tra l’investitore e il Bitcoin reale, proprio come accadde con i titoli cartolarizzati dei mutui. Quanto è fondato il timore di un nuovo shakeout? Il mercato si sta evolvendo, ma alcuni analisti, come Rahool Kapoor e Natalya Vinokurova, vedono in questa evoluzione una replica raffinata degli stessi errori che condussero alla crisi finanziaria globale. E il parallelo diventa difficile da ignorare.
Nel 2008, la crisi dei mutui subprime travolse i mercati finanziari globali, spingendo Satoshi Nakamoto a immaginare un sistema decentralizzato capace di rimuovere gli intermediari opachi. Oggi, però, una fetta crescente del mercato Bitcoin è composta da strumenti che, pur regolamentati, si allontanano dallo spirito originario. ETF strutturati, future e prodotti derivati rappresentano una fetta dominante del volume giornaliero. Secondo il Financial Times, il numero di ETF legati a Bitcoin è cresciuto in modo significativo nel 2024, con prodotti che includono “buffer” per contenere la volatilità, “covered call” per massimizzare i premi e protezioni downside.

Il rischio, secondo Kapoor e Vinokurova, è quello di un eccessivo affidamento su prodotti che replicano l’andamento del Bitcoin senza esporre l’investitore alla reale detenzione dell’asset. Un fenomeno simile a quello dei MBS: strumenti sofisticati, impacchettati per attirare investitori istituzionali, ma lontani dalla sostanza originaria. Proprio come allora, il sistema si sta popolando di strati finanziari che potrebbero mascherare rischi sistemici profondi.
Il meccanismo dei derivati e il rischio di contagio
Gli ETF “paper Bitcoin” vengono spesso promossi come alternativa più sicura all’acquisto diretto, ma introducono variabili nuove: rischio di liquidità, leva finanziaria implicita e vulnerabilità ai movimenti improvvisi del prezzo spot. Secondo Bloomberg, l’adozione di prodotti derivati ha attirato numerosi investitori retail che potrebbero non comprendere a fondo i rischi associati. Inoltre, molti ETF offrono esposizione sintetica, senza acquistare effettivamente Bitcoin sul mercato.
Questo significa che la domanda di Bitcoin reale non aumenta proporzionalmente alla crescita degli strumenti derivati. Se si dovesse verificare un evento avverso, come una discesa rapida del prezzo, i fondi legati a paper Bitcoin potrebbero essere costretti a liquidare posizioni correlate, amplificando il ribasso. La struttura a leva nascosta, già vista in altri contesti, rischia di generare vendite forzate a cascata.

Anche la trasparenza è sotto osservazione. Il Financial Times ha evidenziato che molti investitori istituzionali non sono in grado di identificare esattamente quali strumenti siano inclusi nei loro ETF crypto. La distanza tra l’investitore e l’asset digitale si fa sempre più ampia, mentre l’infrastruttura sottostante diventa sempre più opaca.
Il nodo regolatorio e la sostenibilità del modello
L’assenza di una regolamentazione armonizzata rende il mercato ancora vulnerabile. Negli Stati Uniti, la SEC ha autorizzato alcuni ETF spot su Bitcoin, ma ha anche bloccato proposte considerate troppo complesse o a rischio di manipolazione. In Europa, MiCA dovrebbe introdurre maggiore chiarezza, ma al momento gli operatori si muovono tra norme frammentate. Il rischio è che una crescita incontrollata dei derivati crypto avvenga prima dell’introduzione di presidi efficaci.
Secondo il ricercatore Lee Reiners (Duke University), i paper Bitcoin non solo amplificano la volatilità, ma potrebbero trasformare una tecnologia nata per essere trasparente in un labirinto di strumenti opachi. Gli analisti di CoinMetrics evidenziano che, già oggi, la quantità di Bitcoin “cartaceo” scambiato giornalmente supera quella realmente detenuta in portafogli on-chain.
Questa distorsione potrebbe portare a una crisi di fiducia se gli investitori, all’improvviso, cercassero esposizione reale che il mercato non è in grado di offrire. La fiducia, dicono gli esperti, è tutto: e come già accaduto nel 2008, può svanire nel giro di una giornata. La differenza? Stavolta, potrebbe succedere a velocità blockchain.