Un record storico scuote i mercati globali: in meno di un anno dal lancio, l’ETF IBIT di BlackRock ha superato la soglia dei 70 miliardi di $ in asset under management. Un primato mai visto prima nel mondo dei fondi quotati. Questo traguardo segna un momento chiave nella convergenza tra finanza tradizionale e criptovalute, trasformando Bitcoin in un asset sempre più centrale per gli investitori istituzionali.
È curioso pensare come fino a poco tempo fa il solo accenno alla possibilità di un ETF su Bitcoin sembrasse quasi utopico. La regolamentazione era lontana, la fiducia scarsa, e l’adozione istituzionale limitata a pochi pionieri. Poi qualcosa è cambiato. Il 2024 ha portato con sé una serie di approvazioni decisive da parte della SEC, ma è stato BlackRock, con il suo IBIT, a cogliere il momento nel modo più potente. Lanciato il giorno dopo il via libera normativo, questo ETF spot ha registrato volumi impressionanti già nelle prime ore di contrattazione. Da lì, una crescita continua e travolgente, fino a diventare il fondo con la crescita più rapida della storia, come confermato da Bloomberg ed Eric Balchunas, suo analista di riferimento.

Cosa rende IBIT così attrattivo per il mercato? Da un lato, la solidità del marchio BlackRock, sinonimo di affidabilità e gestione prudente; dall’altro, la semplicità d’uso di un ETF rispetto alla gestione diretta di criptovalute. Per molti, è l’occasione ideale per ottenere esposizione a Bitcoin attraverso un prodotto regolamentato, evitando le complessità tecniche degli exchange o dei wallet. Una sorta di passaggio culturale e finanziario, che ha permesso a Bitcoin di entrare ufficialmente nella sfera degli asset riconosciuti e accessibili anche ai portafogli più tradizionali.
IBIT: l’ETF che ha riscritto le regole del gioco
Il caso IBIT è già leggenda. Con oltre 70 miliardi di $ raccolti in soli 341 giorni, ha superato ogni precedente storico, incluso il celebre SPDR Gold Shares (GLD), che aveva impiegato più di quattro anni per raggiungere lo stesso traguardo. Ma non si tratta solo di numeri. IBIT detiene oggi più di 661 000 BTC, secondo Arkham Intelligence, superando anche MicroStrategy, storicamente tra i maggiori possessori aziendali di Bitcoin.

Il successo è stato tale da spingere altri emittenti a rincorrere lo stesso modello, ma la combinazione tra brand, tempismo e solidità infrastrutturale ha reso IBIT un unicum nel suo genere. Il suo debutto sul Nasdaq l’11 gennaio 2024 ha segnato l’inizio di una nuova era per i mercati finanziari, in cui la domanda istituzionale di Bitcoin trova finalmente risposte concrete e regolamentate. Il volume medio giornaliero rimane alto, e l’interesse non sembra affievolirsi, anche a fronte di oscillazioni di prezzo. IBIT, in tal senso, è diventato uno strumento di riferimento e persino un termometro della fiducia globale verso Bitcoin.
Bitcoin istituzionale: il nuovo standard della finanza globale?
L’ETF IBIT rappresenta una svolta culturale oltre che economica. Grazie alla sua struttura regolamentata, ha permesso agli investitori di accedere a Bitcoin come asset mainstream, superando pregiudizi e ostacoli tecnici. In un momento storico in cui Bitcoin ha raggiunto quotazioni vicine ai 112 000 $, il bisogno di strumenti affidabili e semplici si è fatto sempre più forte. IBIT ha risposto con una proposta concreta, diventando il canale preferenziale per chi vuole investire in cripto senza abbandonare la sicurezza della finanza tradizionale.
Secondo Bitcoin Magazine e Crypto.news, i flussi in entrata sono rimasti costanti anche nei momenti di maggiore volatilità, confermando un interesse strutturale, non passeggero. E mentre altri ETF cercano spazio, IBIT detta il ritmo. La fiducia nel fondo è ormai consolidata, e molti analisti lo considerano il primo vero strumento ponte tra Wall Street e il mondo cripto.
Il suo successo obbliga a ripensare il modo in cui guardiamo a Bitcoin: non più solo come bene speculativo, ma come possibile elemento stabile nei portafogli di lungo termine. È solo l’inizio? La risposta, forse, non sta nei numeri, ma nella velocità con cui tutto sta cambiando. E chissà: tra un anno, cosa sarà diventato normale che oggi sembra ancora rivoluzionario?