Un titolo azionario con un passato brillante ma oggi al centro di valutazioni contrastanti. Il potenziale di crescita sembra limitato, il rendimento da dividendi è azzerato e la pressione sui margini pesa sempre di più. Eppure, il nome continua a circolare tra report e analisi di mercato, creando un mix tra aspettative e delusioni che merita attenzione.
Certe volte il mercato sembra voler dare credito a titoli che hanno segnato un’epoca. Quando si guarda al settore lusso italiano, è impossibile non pensare a realtà come Salvatore Ferragamo. Ma se un tempo era sinonimo di solidità, oggi il contesto è mutato. Il canale digitale fatica, il mercato asiatico frena e i margini sono sotto pressione. I dati recenti hanno mostrato segnali chiari e la fiducia si sta incrinando.

Gli indicatori tecnici non aiutano, e gli analisti di Marketscreener e Soldionline.it stanno rivedendo al ribasso le stime. Tuttavia, il brand continua ad avere un peso emotivo importante. Il suo nome resta riconoscibile e in grado di attrarre interesse, ma questo non basta più. Quando le parole chiave sono sopravvalutazione, redditività negativa e dividendi incerti, è giusto chiedersi quanto conti ancora il nome. E il mercato, si sa, tende a premiare solo i numeri.
Multipli elevati e segnali chiari di sopravvalutazione
L’analisi fondamentale fornita da Marketscreener dipinge un quadro poco incoraggiante. Il P/E per il 2024 è a 77,62, con utili in calo. Il ROE è negativo a -10,16%, il ROA a -3,88% e il margine netto è crollato al -14,42%. Segnali che riflettono un deterioramento della performance aziendale.
Il P/FCF scende a 5,31, ma resta alto considerando la bassa crescita. Il margine lordo, un tempo vicino al 60%, ora è solo 33,24%. Anche il Price/Sales è modesto (0,87), ma se isolato può trarre in inganno. Questi dati confermano una sopravvalutazione rispetto ai fondamentali e pongono interrogativi sulla tenuta futura.

Per quanto riguarda il dividendo, l’ultimo pagamento è stato di appena 0,10 € nel 2024. Il rendimento attuale è dello 0%, e negli ultimi 5 anni la media si attesta ben sotto l’1%, con anni di stop come il 2019 e il 2020. Il payout ratio è ormai irrilevante. Una remunerazione così bassa non basta certo ad attrarre investitori orientati al reddito.
Analisi tecnica ribassista e pareri negativi
Sul piano tecnico, secondo Investing.com il quadro settimanale è chiaramente ribassista. Le medie mobili danno 14 segnali “Vendi” su 15, mentre tra gli oscillatori solo il MACD è positivo, a fronte di 9 neutri e 1 negativo. Il sommario complessivo indica 15 segnali su 26 impostati alla vendita.
Il sentiment degli analisti, riportato da Soldionline.it, non è più favorevole: nessuna indicazione di “Compra”, 3 “Mantieni”, 6 “Vendi” e 5 “Vendi adesso”. Il titolo perde quindi supporto anche tra gli esperti. Le motivazioni principali? Crescita debole, scarsa visibilità strategica e difficoltà nel canale wholesale.
Il target medio è di 5,67 €, appena sopra il prezzo attuale di 5,38 €. Il massimo stimato è 6,70 €, il minimo 4,60 €. Il potenziale di upside è limitato e il margine di ribasso è concreto. La forchetta stretta riflette la mancanza di una chiara direzione.
In questo scenario, molti investitori scelgono di restare alla finestra. Quando la sostanza non supporta più l’immagine, anche i brand più forti rischiano di perdere il loro effetto trainante. E oggi, più che mai, contano i numeri.