Il prezzo del petrolio ha chiuso la settimana in netta ripresa, con il WTI in rialzo di oltre il 6% e il Brent che ha guadagnato circa il 2%. A trainare i mercati sono stati nuovi sviluppi geopolitici, segnali positivi dalla domanda globale e previsioni tecniche che indicano un possibile consolidamento nel breve termine.
Il mercato petrolifero si conferma ancora una volta uno dei più sensibili agli sviluppi macroeconomici e geopolitici. Nell’ultima settimana, le quotazioni del greggio hanno mostrato una performance inaspettatamente positiva dopo settimane di incertezza. Al centro del recupero ci sono stati eventi chiave come la ripresa dei dialoghi tra Stati Uniti e Cina, buoni dati sull’occupazione americana e nuove tensioni su infrastrutture energetiche in aree strategiche.

Gli investitori hanno reagito anche alle indicazioni di un possibile aumento della domanda, legato sia alla stagione estiva sia al miglioramento delle prospettive economiche globali. Tuttavia, in molti restano prudenti. Le decisioni dell’OPEC+ e l’espansione dell’offerta rappresentano elementi critici che potrebbero frenare un eventuale rally nei prossimi mesi. L’equilibrio resta fragile, e il mercato appare diviso tra segnali di forza tecnica e avvertimenti legati all’eccesso di produzione.
Prezzi in rialzo ma analisti divisi sulle prospettive
Il WTI ha raggiunto quota 64,58 $, mentre il Brent è salito fino a 65,15 $. I rialzi sono stati alimentati in parte da tensioni in Medio Oriente e nell’Europa orientale, con attacchi a impianti energetici e timori legati all’offerta iraniana. A questi fattori si sono aggiunte le attese di una domanda in crescita, spinte dai consumi estivi e da una possibile stabilizzazione dei rapporti commerciali tra USA e Cina.
Tuttavia, il lato dell’offerta continua a pesare. Secondo HSBC, l’incremento della produzione da parte dell’OPEC+ – pari a circa 400.000 barili/giorno – potrebbe generare un surplus già entro il quarto trimestre 2025. Anche Société Générale avverte che gli attuali rialzi sono più reattivi agli eventi geopolitici che basati su fondamentali solidi.

Un recente sondaggio condotto da Reuters su oltre 40 analisti ha confermato questa visione: la maggioranza ha rivisto al ribasso le previsioni sui prezzi di WTI e Brent per i prossimi mesi. Inoltre, la curva dei future si presenta in backwardation, con i contratti a breve termine più alti rispetto a quelli a lungo termine, segnalando aspettative di discesa dei prezzi nel medio periodo.
Segnali tecnici di forza ma outlook prudente
Secondo Investing.com, il quadro tecnico del WTI su timeframe giornaliero è fortemente positivo. Le principali medie mobili (20, 50, 100 e 200 giorni) sono tutte posizionate su “Compra”, con una tendenza di breve che conferma la forza dell’attuale rimbalzo.
Anche gli oscillatori come RSI, MACD e CCI supportano l’ipotesi di un’estensione del rialzo. Il prezzo si mantiene stabilmente sopra l’EMA50, mentre i livelli tecnici principali si attestano su 62 $ come supporto e 64,80 $ come resistenza.
Tuttavia, non tutti condividono l’entusiasmo. Alcuni analisti, tra cui quelli di JP Morgan, riconoscono un margine di salita fino a 70 $ in caso di nuove tensioni geopolitiche, ma la maggior parte dei partecipanti al sondaggio Reuters invita alla cautela. Le dinamiche dell’offerta e un possibile rallentamento economico globale potrebbero ridimensionare le attuali aspettative.
In definitiva, il petrolio vive una fase di apparente forza tecnica, ma con fondamentali che restano complessi e carichi di incognite.