Assegno di Inclusione sospeso: i figli devono tornare a scuola

Un cambiamento improvviso sta scuotendo molte famiglie italiane. Una novità importante mette in discussione la stabilità di un aiuto economico molto diffuso: l’ Assegno di Inclusione . Non si tratta di un piccolo dettaglio burocratico, ma di una nuova condizione essenziale: i figli minorenni devono essere iscritti a scuola o aver concluso il ciclo obbligatorio. Una regola chiara che impone un equilibrio tra diritti e doveri.

Questa misura nasce per contrastare l’abbandono scolastico, ma sta già provocando dubbi, tensioni e corse contro il tempo per fornire documenti. La posta in gioco non è solo il sussidio, ma il futuro dei ragazzi. E il messaggio che passa è forte: chi non garantisce istruzione ai propri figli, non riceverà più il sostegno.

Classe scolastica
Assegno di Inclusione sospeso: i figli devono tornare a scuola-crypto.it

In questi giorni molti nuclei familiari si sono trovati a dover giustificare l’assenza di un certificato scolastico, con la paura concreta di perdere l’Assegno di Inclusione. Non è più sufficiente dichiarare buona volontà: servono prove, certificati, impegni formali. Il cambiamento è arrivato con il decreto del Ministero del Lavoro del 13 maggio 2025, che mette in pratica quanto previsto dal D.L. 48/2023, ora legge.

L’Assegno di Inclusione si ferma senza iscrizione scolastica

Da adesso in poi, per continuare a ricevere l’Assegno di Inclusione, tutti i figli minorenni presenti nel nucleo devono risultare iscritti a scuola oppure in possesso del titolo di studio dell’obbligo. Questa verifica non è occasionale: rientra nella fase di redazione del Patto per l’Inclusione Sociale (PaIS), quando l’operatore sociale si interfaccia con la famiglia. Se i dati non risultano nel sistema GePI, i genitori hanno dieci giorni per presentare la documentazione.

Persona che conta dei soldi
L’Assegno di Inclusione si ferma senza iscrizione scolastica-crypto.it

Nel caso in cui emerga una situazione di abbandono scolastico, viene richiesto un impegno scritto a far rientrare il figlio in classe. Se entro sette giorni non avviene il reinserimento, l’Assegno di Inclusione viene sospeso dal mese successivo. Una misura che fa discutere per la sua severità, ma che punta a responsabilizzare le famiglie su un diritto fondamentale.

Molti assistenti sociali segnalano casi complessi, dove la mancata frequenza non è frutto di trascuratezza, ma di problemi più profondi. Il decreto, proprio per questo, prevede anche interventi di supporto educativo e psicologico, inseriti nel PaIS per aiutare chi affronta difficoltà concrete.

Più sostegno per chi è davvero in difficoltà

Accanto ai controlli, il nuovo sistema introduce anche strumenti di supporto. I genitori possono essere seguiti da specialisti, orientati a superare ostacoli educativi o sociali, e monitorati mensilmente per verificare i progressi. Non è solo un sistema punitivo, ma anche un’occasione per ricostruire legami tra scuola, famiglia e territorio.

In questo contesto, l’Assegno di Inclusione non è solo un aiuto economico, ma diventa uno strumento per promuovere l’istruzione e combattere la povertà educativa. È una scelta forte, che invita a ripensare il concetto di assistenza, trasformandolo in un percorso condiviso tra istituzioni e cittadini.

Resta da vedere se questo equilibrio tra sostegno e responsabilità riuscirà davvero a ridurre l’abbandono scolastico. Ma una cosa è certa: non si potrà più ignorare il legame tra inclusione sociale e diritto allo studio.

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