Nel mondo blockchain, “trustless” è diventato un mantra. Ma fidarsi del codice basta davvero? O serve ancora la fiducia negli esseri umani? Molti confondono l’assenza di intermediari con l’assenza di rischi, ma la realtà è ben più complessa e spesso trascurata dagli investitori. Un ecosistema davvero sicuro richiede sia una base tecnica impeccabile, sia trasparenza e governance affidabile.
In un ambiente in cui le criptovalute stanno ridefinendo i concetti di fiducia e decentralizzazione, distinguere tra ciò che è trustless e ciò che è realmente trustworthy è essenziale. La differenza può sembrare semantica, ma ha implicazioni profonde per chi investe o sviluppa in questo spazio. La tecnologia blockchain è costruita per eliminare la necessità di un’autorità centrale.

Questo è ciò che rende “trustless” la sua natura: le transazioni sono garantite dal codice, non da un ente terzo. Ma questo non implica automaticamente che tutto ciò che gira sulla blockchain sia affidabile. Anzi, molti progetti dichiarano di essere trustless pur dipendendo fortemente da team centralizzati o sistemi di governance opachi.
Quando il trustless non basta
Ethereum, Bitcoin, e ora anche Solana ed Arbitrum hanno strutture decentralizzate, ma la loro affidabilità dipende comunque da elementi umani. Basta pensare agli exploit di smart contract o agli aggiornamenti critici: chi li gestisce? Chi decide se e come correggere bug? In molti casi, sono piccole community di sviluppatori o fondatori che, pur agendo nel rispetto del codice, mantengono un’enorme influenza. Secondo Chainalysis, il 60% dei progetti DeFi non ha una governance distribuita realmente attiva, e questo apre a vulnerabilità che vanno ben oltre il codice.

Anche il caso di Curve Finance, compromesso da un bug in un compilatore Vyper poco testato, dimostra che fidarsi solo della trasparenza del codice non basta. Serve affidabilità operativa, auditing continuo e una cultura della responsabilità. Gli investitori non dovrebbero mai fermarsi alla retorica del trustless, ma valutare la trasparenza del team, la solidità della documentazione, la qualità delle decisioni di governance e la distribuzione effettiva del potere di voto.
Costruire un ecosistema davvero affidabile
Alcuni progetti stanno muovendosi in questa direzione. MakerDAO, per esempio, ha intrapreso un percorso di decentralizzazione radicale con una governance a più livelli e incentivi trasparenti. Anche Optimism ha recentemente introdotto un sistema di governance a “cittadinanza digitale” per coinvolgere la community in modo autentico e scalabile. Ma questi casi restano minoritari rispetto alla mole di progetti dove il “trustless” è solo una facciata.
Secondo l’analista Alex Thorn di Galaxy Research, il futuro dei protocolli blockchain dipenderà proprio dalla loro capacità di bilanciare automazione e responsabilità umana. È in questo equilibrio che si gioca la fiducia degli utenti e, con essa, la sopravvivenza a lungo termine di ogni ecosistema cripto. La parola chiave non è più solo decentralizzazione, ma affidabilità distribuita: un sistema in cui la tecnologia non elimina il bisogno di fidarsi, ma lo ridistribuisce con intelligenza.