Non solo studenti: anche chi fa un dottorato ha diritto a queste detrazioni

Molti pensano che le detrazioni fiscali per l’affitto siano riservate agli studenti universitari di primo livello. Ma c’è una possibilità poco conosciuta che riguarda anche chi ha scelto di proseguire con un percorso più avanzato.

È un’opportunità concreta, legata a una norma ben precisa, che può fare la differenza per chi vive lontano da casa e affronta spese importanti. Il cuore della questione? Sta tutto in come viene definita la formazione universitaria. Ed è proprio lì che si apre uno spiraglio per chi fa ricerca.

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Chi intraprende un dottorato di ricerca si trova spesso a trasferirsi, affittare una casa e affrontare costi fissi per diversi anni. Questo percorso, anche se meno visibile rispetto alla laurea triennale o magistrale, è riconosciuto dall’ordinamento italiano come parte integrante dell’istruzione universitaria. E proprio questo dettaglio cambia tutto. La legge, infatti, consente di detrarre parte delle spese per l’affitto se si frequenta un corso universitario fuori sede. Ma cosa si intende, esattamente, per “corso universitario”? Qui entra in gioco il dottorato.

Il dottorato rientra nei corsi universitari? La risposta che non tutti conoscono

La normativa italiana è chiara nel definire il dottorato come il più alto livello dell’istruzione universitaria, così come previsto dal decreto ministeriale n. 270/2004 e dalla legge n. 210/1998. Si tratta di un percorso ufficiale, riconosciuto e regolato, che offre una preparazione di altissimo livello a chi vuole dedicarsi alla ricerca.

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L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 11 del 2010, ha chiarito che i corsi di dottorato possono beneficiare delle stesse agevolazioni fiscali previste per gli altri corsi universitari. Questo significa che le spese di affitto sostenute da un dottorando possono essere detratte nella misura del 19% di 2.633 euro (il beneficio massimo effettivo ottenibile è di circa 500,27 euro all’anno, purché siano rispettate alcune condizioni, come la distanza dalla residenza e il luogo di svolgimento del corso.

La circolare n. 14/2023 ha ulteriormente confermato questa interpretazione, sottolineando che il dottorato non è da considerare un’attività a parte, ma un proseguimento del percorso universitario. In questo modo viene riconosciuto anche fiscalmente il valore della formazione post-laurea, offrendo un piccolo ma importante supporto economico a chi sceglie di continuare gli studi. È un’opportunità che molti ignorano, ma che può incidere sul bilancio di chi vive con una borsa di studio o un reddito limitato.

Quando il dottorando può detrarre l’affitto: condizioni da conoscere

Non basta però frequentare un corso di dottorato per accedere alla detrazione dell’affitto. Servono alcuni requisiti precisi: la distanza tra la residenza e l’università deve essere di almeno 100 chilometri, e l’immobile in affitto deve trovarsi nel comune della sede del corso o in un comune vicino. Se queste condizioni sono rispettate, si può inserire la spesa nel modello 730 o nel modello Redditi, per ottenere il rimborso fiscale.

Anche chi percepisce una borsa di studio, parzialmente tassata, può comunque accedere al beneficio, perché ciò che conta è la natura del corso frequentato. Un segnale importante di attenzione verso chi si impegna nella ricerca, spesso con poche risorse a disposizione. In fondo, sostenere la formazione avanzata non è solo una scelta personale, ma un investimento nel futuro. E forse, da questo punto di vista, una detrazione fiscale sull’affitto è più di un semplice vantaggio: è un riconoscimento.

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