Dopo settimane di silenzio, un titolo del settore auto torna a sorprendere gli investitori: segnali tecnici, valutazioni interessanti e solidi fondamentali si intrecciano in un quadro che ha attirato l’attenzione del mercato. L’azione ha toccato un nuovo massimo annuale, ma gli analisti credono che ci sia ancora spazio per correre.
Nel mondo degli investimenti, ci sono momenti in cui il mercato si accorge improvvisamente di qualcosa che era già sotto gli occhi di tutti. Il movimento di prezzo, il superamento di una soglia psicologica, il giudizio di qualche analista: ecco che un titolo apparentemente “tranquillo” inizia a catturare l’attenzione. È quello che sembra accadere ora con Pirelli, realtà solida del comparto componentistica auto, che dopo mesi di discreto silenzio ha segnato nuovi massimi, attirando nuove valutazioni positive e riportando l’attenzione degli investitori istituzionali sul settore.

Il titolo, spesso considerato difensivo e poco volatile, ha invece dimostrato una capacità di adattamento e reattività che lo rende oggi degno di un’analisi più approfondita. Ma è davvero il momento di guardarlo con interesse, o si tratta di un fuoco di paglia innescato dall’effetto novità e da qualche aggiornamento momentaneo sulle stime degli analisti?
Fondamentali solidi e valutazioni ancora contenute
Il recente massimo a 52 settimane registrato da Pirelli, oltre quota 6,30 €, non è un caso isolato. Dietro questa spinta c’è un mix di elementi concreti. Da un lato, i conti del primo trimestre 2025 hanno mostrato solidità: margini in aumento, debito sotto controllo e una guidance rivista al rialzo. Dall’altro, l’intero comparto legato all’automotive europeo sta beneficiando di una ripresa della domanda e di costi delle materie prime più favorevoli. Ma sono le metriche di valutazione a rendere il titolo particolarmente interessante in questa fase.

Con un P/E di 12,76 e un EV/EBITDA pari a 5,98, l’azione si colloca nella fascia bassa tra i competitor del settore. Anche i rapporti P/FCF (5,51) e P/B (1,08) indicano una valutazione ancora contenuta, soprattutto se confrontata con la redditività in miglioramento: margine operativo al 9,23%, margine netto al 6,76% e ROE superiore all’8,5%. Si tratta di numeri che, secondo Investing.com, pongono Pirelli tra i titoli industriali più equilibrati in termini di rischio/rendimento. Inoltre, il rendimento atteso del dividendo è del 4,57%, mentre la media degli ultimi cinque anni si è mantenuta intorno al 4,2%, con distribuzioni regolari anche nei periodi di maggiore incertezza.
Tendenza positiva e raccomandazioni favorevoli
L’aspetto tecnico conferma la forza attuale del titolo. Su time frame settimanale, Pirelli mostra 11 medie mobili su 12 in modalità “Compra”, con indicatori come RSI e MACD che segnalano ancora spazio prima di un’eventuale fase di ipercomprato. La resistenza successiva si trova in area 6,45 €, mentre il supporto più rilevante rimane a 5,80 €, livello ormai ben consolidato.
Le raccomandazioni degli analisti negli ultimi 30 giorni, secondo Soldionline.it, sono state per la maggior parte positive, con Banca Akros, Equita, Kepler Cheuvreux e Jefferies che hanno reiterato valutazioni buy o accumulate. Il target price medio calcolato da MarketScreener è pari a 6,65 €, con un massimo di 7,20 € e un minimo di 5,90 €, che rappresentano una sottovalutazione media del 5,6% rispetto alle quotazioni attuali. In questo contesto, la combinazione di trend favorevole, multipli contenuti e buona politica dei dividendi sembra rendere Pirelli uno dei titoli più promettenti del momento per chi cerca stabilità e upside.