Peter Schiff definisce Bitcoin un “memecoin”, ma finisce per attirare più investitori: al Bitcoin 2025 il suo sarcasmo diventa involontariamente virale. Quando anche il critico più acceso si presenta alla conferenza simbolo delle criptovalute, viene naturale chiedersi se Bitcoin sia ormai diventato impossibile da ignorare — o troppo potente per essere ridicolizzato senza conseguenze.
Immagina una scena quasi paradossale: il nemico giurato di Bitcoin prende il microfono nel cuore dell’evento più atteso dai suoi sostenitori. Non si tratta di uno sketch comico né di un esperimento sociale, ma di quanto accaduto realmente al Bitcoin 2025, la conferenza annuale tenutasi a Las Vegas. Sul palco, Peter Schiff, noto economista e paladino dell’oro, ha catturato l’attenzione del pubblico con le sue frasi taglienti. Ma qualcosa, nel tono, nel contesto o forse nella reazione delle persone, ha fatto sì che le sue stesse parole — pensate per smontare — si trasformassero in una miccia.

Chi conosce Schiff sa che la sua ostilità verso Bitcoin è storica. Eppure, la sua presenza fisica all’evento ha avuto un impatto inaspettato: curiosità, attenzione mediatica e perfino nuovi acquisti. Come può un critico far aumentare l’interesse per ciò che disprezza? E se, nel tentativo di ridicolizzare, stesse involontariamente rafforzando ciò che cerca di combattere?
È qui che la questione si fa interessante, perché Bitcoin, nel bene e nel male, riesce sempre a rimanere al centro della conversazione, anche grazie a chi lo attacca.

Durante il suo intervento, Peter Schiff ha paragonato Bitcoin a un “memecoin”, definendo l’intero ecosistema una “setta digitale” e accusando i partecipanti di comportarsi come se stessero partecipando a un culto. Secondo quanto riportato da Crypto.News, ha affermato con tono ironico che “più dico alla gente di non comprare Bitcoin, più ne comprano” — una frase che ha immediatamente fatto il giro del web.
A dispetto delle sue dichiarazioni, Schiff ha ammesso di possedere una piccola quantità di Bitcoin, ricevuta gratuitamente da sostenitori in segno di sfida, e di tenerla in cold storage. In un’intervista ripresa da The Crypto Times, ha dichiarato di non avere intenzione di venderla, ma neanche di usarla. Questo dettaglio, apparentemente marginale, ha avuto un effetto virale: per molti, il fatto che persino un oppositore accanito abbia BTC custoditi è una sorta di legittimazione indiretta.
Inoltre, la partecipazione di Schiff ha catalizzato l’interesse su temi centrali per l’intero settore, come la fiducia, la trasparenza e l’utilità a lungo termine. Alcuni analisti, come Chris Blec e Nic Carter, hanno sottolineato come la presenza di critiche così radicali abbia contribuito a rendere il dibattito più maturo, obbligando gli sviluppatori e gli utenti a rispondere con argomentazioni solide, e non più solo con meme o slogan.
Bitcoin troppo grande per essere ignorato: ironia o destino?
Il fatto che Peter Schiff abbia accettato di partecipare al Bitcoin 2025 è già, in sé, un segnale. Come riporta TradingView, lo stesso Schiff ha riconosciuto che “potrei essere responsabile di più possessori di Bitcoin di quanto lo siano molti evangelisti”, riconoscendo con una certa amarezza l’effetto boomerang delle sue critiche.
Il pubblico, in parte divertito e in parte provocato, ha reagito rilanciando i suoi interventi sui social, dove hashtag come #ThanksPeter hanno preso piede. Una porzione dell’audience ha anche iniziato a vedere nella sua figura un elemento utile al dibattito: non solo perché smaschera certe esagerazioni, ma perché costringe il mondo cripto a confrontarsi con chi non è convinto.
Bitcoin sembra quindi essere arrivato a un punto in cui neppure i suoi critici possono più restarne fuori. Anche chi lo considera sopravvalutato è ormai costretto ad averci a che fare. E quando la negazione diventa esposizione, forse la vera forza di Bitcoin non sta solo nel codice, ma nella sua capacità di restare — sempre — al centro della scena.