Una posizione da 63 miliardi di $ e nessuna prova: il titolo azionario che divide analisti e investitori

Quando un colosso aziendale decide di scommettere tutto su Bitcoin, gli occhi del mercato non possono fare a meno di seguirne ogni mossa. Ma cosa succede quando la stessa azienda rifiuta di mostrare prove concrete della propria esposizione? La tensione tra trasparenza e sicurezza si fa più evidente che mai, e il dibattito si accende attorno a una decisione destinata a far discutere.

Ci si aspetterebbe che un’azienda che detiene oltre 580.000 Bitcoin, per un controvalore di circa 63 miliardi di $, si faccia paladina della trasparenza nel mondo cripto. E invece, Michael Saylor, presidente esecutivo di Strategy (ex MicroStrategy), ha recentemente fatto una dichiarazione sorprendente.

bitcoin analisti
Una posizione da 63 miliardi di $ e nessuna prova: il titolo azionario che divide analisti e investitori – crypto.it

Il 26 maggio 2025, nel corso della conferenza Bitcoin 2025 a Las Vegas, ha dichiarato pubblicamente che pubblicare le prove di riserva on-chain sarebbe, a suo parere, “una cattiva idea”. Un’affermazione che ha immediatamente attirato critiche e acceso una nuova discussione tra sostenitori dell’open blockchain e fautori della sicurezza aziendale.

I motivi dietro il rifiuto di mostrare le riserve

Michael Saylor ha motivato la sua scelta facendo leva su un concetto molto semplice ma potente: la sicurezza prima della trasparenza. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come Cointelegraph e The Block, la pubblicazione degli indirizzi dei wallet aziendali potrebbe esporre Strategy a rischi concreti da parte di hacker, attori statali ostili e gruppi organizzati. In un’epoca in cui anche le istituzioni finanziarie tradizionali sono soggette ad attacchi sofisticati, mostrare pubblicamente dove si trovano miliardi di dollari in Bitcoin viene visto da Saylor come un’esposizione inaccettabile.

Il dirigente ha anche sottolineato come le cosiddette “prove di riserva on-chain” siano di fatto incomplete. Mostrano infatti solo gli asset detenuti ma non tengono conto delle eventuali passività. “È una visione parziale dello stato finanziario di un’azienda”, ha dichiarato, suggerendo che la trasparenza reale dovrebbe passare per audit professionali condotti da revisori esterni, preferibilmente appartenenti alle Big Four.

bitcoin riserve
I motivi dietro il rifiuto di mostrare le riserve – crypto.it

Una possibilità futura, ha aggiunto Saylor, potrebbe essere l’adozione di zero-knowledge proof, una tecnologia crittografica che permetterebbe di validare la presenza degli asset senza rivelare dati sensibili come indirizzi o quantità.

Il dibattito nel mondo crypto e le implicazioni per il mercato

L’intervento di Saylor ha spaccato la community. Da un lato, molti sostenitori di Bitcoin e dell’etica open source vedono nella mancata pubblicazione degli indirizzi un tradimento dello spirito della blockchain. Dall’altro, alcuni esperti in sicurezza informatica comprendono perfettamente la sua posizione, considerando la dimensione della posta in gioco. Come riportato da Crypto.news e Barron’s, Strategy è attualmente il più grande detentore aziendale di Bitcoin al mondo, davanti persino a BlackRock e a Binance.

La vicenda ha riacceso i riflettori sulla questione della fiducia nei grandi detentori istituzionali. A differenza di molti exchange centralizzati, le aziende come Strategy non sono obbligate a pubblicare prove on-chain, ma la pressione pubblica potrebbe cambiare le cose. Intanto, la posizione netta di Saylor sta generando reazioni contrastanti: tra chi apprezza la prudenza e chi teme che dietro il rifiuto possa celarsi una sottovalutata opacità.

La strategia di comunicazione adottata da Strategy mostra come nel mondo degli asset digitali anche la percezione giochi un ruolo cruciale. E quando in gioco ci sono miliardi di $, la trasparenza diventa un equilibrio delicato tra credibilità e rischio.

Gestione cookie