A giugno si torna alle urne per i referendum e, come ogni volta, il momento porta con sé una riflessione fondamentale: il diritto di voto è alla base della democrazia. Ma cosa succede quando una persona, a causa di una grave disabilità, non può fisicamente raggiungere il seggio? Proprio in vista delle consultazioni referendarie, è il momento giusto per analizzare una recente sentenza che rafforza l’accesso al voto per chi rientra nei casi tutelati dalla Legge 104.
In Italia, chi è affetto da patologie molto gravi può votare da casa. Non si tratta di una concessione, ma di un diritto stabilito dalla Legge 46/2009, che ha riconosciuto la possibilità del voto domiciliare a chi è in condizioni tali da non potersi spostare, neppure con l’aiuto di servizi comunali.

Questo vale per le persone definite “intrasportabili” e per coloro che sono in dipendenza vitale da apparecchiature elettromedicali. Un passo avanti fondamentale, ma che ancora lasciava fuori alcune situazioni critiche, specialmente nei procedimenti legati alla presentazione di liste e candidati.
La Corte Costituzionale cambia le regole per il voto domiciliare
Il 23 gennaio 2025 la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 3, ha aperto un nuovo scenario. Ha infatti dichiarato l’illegittimità di alcune norme che, fino a quel momento, impedivano l’uso della firma digitale per chi, a causa di gravi impedimenti fisici, non poteva apporre una firma autografa. La decisione riguardava nello specifico le elezioni regionali, ma il Ministero dell’Interno, con una circolare pubblicata poco dopo, ha chiarito che il principio deve estendersi a tutte le consultazioni elettorali, referendum inclusi.

Questo significa che anche chi non è in grado di firmare fisicamente potrà ora sottoscrivere digitalmente le liste dei candidati, un passaggio fondamentale per partecipare attivamente al processo democratico. Ma non solo: la firma digitale diventa uno strumento essenziale anche per formalizzare la richiesta di voto domiciliare, quando la persona rientra nei casi previsti dalla Legge 104.
La possibilità di utilizzare un documento informatico sottoscritto digitalmente rappresenta un “accomodamento ragionevole”, così come definito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. È una modifica concreta, non simbolica: grazie alla firma digitale, chi vive condizioni di grave disabilità non è più costretto a rinunciare o a delegare la propria partecipazione elettorale. La firma può essere apposta in autonomia o con l’assistenza di strumenti tecnologici, sempre accompagnata da una certificazione medica aggiornata.
Questo cambio di rotta, anche se non clamoroso agli occhi dell’opinione pubblica, segna un passaggio storico. In un sistema democratico, non è sufficiente garantire l’esistenza formale di un diritto: occorre anche creare le condizioni affinché esso sia concretamente esercitabile da tutti, senza discriminazioni o ostacoli sproporzionati.
L’Italia si allinea così a una visione più inclusiva della partecipazione civica, dove la tecnologia si mette al servizio dei diritti, e non li ostacola. Per i referendum di giugno, questa sentenza potrebbe fare la differenza per molte persone, restituendo voce a chi, per troppo tempo, l’ha dovuta tenere in silenzio.