Una firma sul regime patrimoniale può cambiare tutto. E quando uno dei due coniugi muore, la situazione può diventare più intricata di quanto sembri. Tra successioni, conti bloccati, quote ereditarie e documenti da presentare, si apre un mondo che pochi conoscono davvero. In questo scenario, la separazione dei beni assume un ruolo cruciale, soprattutto quando ci sono soldi in banca e beni intestati. Cosa succede davvero al patrimonio e ai conti correnti? Qual è la sorte del coniuge superstite?
Quando viene a mancare una persona cara, l’aspetto emotivo si intreccia inevitabilmente con quello pratico. Il dolore spesso si scontra con la burocrazia, che non lascia spazio a esitazioni. In mezzo a questo labirinto di carte e regole, ci si ritrova a dover comprendere in fretta meccanismi complessi, come la successione ereditaria.

Ogni scelta fatta durante il matrimonio, come il tipo di regime patrimoniale, può cambiare radicalmente il quadro ereditario. E, se si parla di conti correnti e denaro liquido, le implicazioni diventano ancora più rilevanti.
Cosa accade con la separazione dei beni in caso di morte del coniuge
Con la separazione dei beni, ognuno dei due coniugi mantiene la proprietà esclusiva di ciò che acquista, anche dopo il matrimonio. I beni non si confondono, restano separati. Questo vuol dire che alla morte di uno dei due, tutto ciò che era a lui intestato, casa, denaro, investimenti, entra nella sua eredità per intero, non solo per una parte.

Ad esempio, se un marito possiede un immobile a suo nome e muore, l’intera casa sarà oggetto di successione. A differenza della comunione dei beni, dove invece solo la metà sarebbe passata agli eredi. Lo stesso vale per i conti correnti: se intestati solo al defunto, il saldo va interamente ripartito tra gli eredi secondo le quote previste dalla legge o dal testamento.
Il coniuge superstite, in ogni caso, ha sempre diritto a una quota di eredità. Senza testamento, la legge assegna metà del patrimonio al coniuge se c’è un figlio, o un terzo se i figli sono due o più. In assenza di figli, l’intera eredità può andare al coniuge o essere divisa con altri parenti stretti. Se invece esiste un testamento, il coniuge ha comunque diritto alla quota “legittima”, che non può essere toccata: un quarto, un terzo o metà del patrimonio, a seconda del numero di figli.
Conti correnti: saldo bloccato, quote divise
Alla morte di un coniuge, il conto corrente intestato solo a lui viene bloccato dalla banca. Nessuno può prelevare finché non viene presentata la dichiarazione di successione, insieme ad altri documenti come il certificato di morte e gli atti notarili. Il saldo del conto entra nella successione e viene diviso tra gli eredi legittimi o testamentari. Se il defunto lascia un coniuge e un figlio, ciascuno riceverà il 50%; se i figli sono due, un terzo al coniuge e due terzi ai figli.
Quando il conto è cointestato, la situazione si complica. Di norma, metà del saldo resta al coniuge superstite, mentre l’altra metà entra nell’asse ereditario. Tuttavia, se i versamenti sul conto provenivano solo dal defunto, la banca o gli altri eredi potrebbero considerare l’intero importo come parte dell’eredità. È il caso tipico di conti cointestati per comodità: una simulazione che nasconde una titolarità reale solo in capo al defunto.
Un esempio concreto chiarisce meglio: Mario riceve la pensione su un conto cointestato con la moglie Anna, che però non versa mai nulla. Alla morte di Mario, la banca potrebbe sospendere l’intero saldo in attesa di stabilire chi ne ha davvero diritto. Solo una valutazione dell’origine del denaro e, se necessario, l’intervento di un giudice, potranno risolvere la questione.
Anche per questo, è utile ragionare in anticipo sul tipo di conto aperto e sulla tracciabilità delle somme. La separazione dei beni tutela l’autonomia patrimoniale, ma rende più netta la divisione in caso di successione. Alla fine, una scelta fatta anni prima può incidere molto più di quanto si pensi.