Bitcoin supera ogni record, toccando un massimo storico di 111.880 $ e lasciando gli investitori senza fiato. Ma, contrariamente alle aspettative, il mercato dei derivati sembra rispondere con freddezza. In un contesto dove l’euforia dovrebbe dominare, gli indicatori raccontano una storia diversa, più prudente e forse ancora più interessante.
Cosa succede quando il re delle criptovalute batte un nuovo record e nessuno esulta davvero? È una domanda che pochi si sarebbero posti fino a qualche settimana fa, ma che oggi rimbalza nelle chat degli analisti e nei forum finanziari. Bitcoin, l’asset digitale più osservato al mondo, ha infranto ogni resistenza toccando i 111.880 $, eppure non si respira quell’atmosfera di festa che ci si aspetterebbe. I mercati, soprattutto quelli dei derivati, sembrano muoversi con una compostezza quasi sospetta.

Cosa si nasconde dietro questa reazione contenuta? È un segnale di maturità o di qualcosa che non stiamo vedendo? L’unico modo per capirlo è osservare i dati da vicino, senza farsi travolgere dall’hype.
Derivati tiepidi, open interest in crescita
L’ultima fiammata di Bitcoin ha superato ogni record precedente, ma come rilevato da Crypto.news, il sentiment tra i trader di derivati si è mantenuto sorprendentemente contenuto. A differenza dei rally del 2017 o del 2020, il rapporto long/short è rimasto poco sopra 1, mentre in passato toccava anche valori doppi. Questo potrebbe indicare una cautela strategica, oppure una fiducia che non necessita di euforia per manifestarsi.

Nonostante l’apparente freddezza, il mercato mostra segnali di forza strutturale: secondo Coinglass, l’open interest sui futures ha superato i 78 miliardi $ il 22 maggio, un livello tra i più alti mai registrati. In parallelo, i funding rate sono rimasti in territorio positivo a partire dall’8 maggio, supportando una narrativa tendenzialmente rialzista. Anche il dato sulle prese di profitto, riportato da Glassnode, rafforza questa visione: appena 1 miliardo $ di realizzi, contro i 2,1 miliardi $ della rottura dei 100.000 $ a dicembre 2024. In altre parole, chi ha Bitcoin sembra volerli tenere.
Analisti ottimisti, ma con giudizio
Le previsioni degli esperti non si sono fatte attendere. Anthony Scaramucci, fondatore di SkyBridge Capital, ha dichiarato a The Australian che Bitcoin potrebbe raggiungere tra i 180.000 $ e i 200.000 $ entro fine 2025, grazie a una crescente adozione istituzionale e all’effetto rete. Parallelamente, CoinDesk riporta che le opzioni aperte mostrano posizionamenti significativi su strike di 110.000 $, 120.000 $ e perfino 300.000 $, il che riflette un’aspettativa di lungo periodo molto positiva da parte dei trader professionali.
Tuttavia, non tutto è entusiasmo cieco. Gli esperti osservano con attenzione anche i segnali tecnici: l’RSI rimane vicino alla soglia neutra, mentre il MACD settimanale tende a un possibile incrocio ribassista, che non deve però essere interpretato in modo isolato. È la combinazione tra dati strutturali, visione macro e analisi tecnica che oggi dà sostanza al dibattito. La bassa volatilità realizzata delle ultime due settimane, unita all’alto interesse aperto, fa pensare a una fase di accumulazione, più che a una bolla.
In definitiva, se una volta la corsa al record era segnata da esuberanza, oggi l’impressione è quella di un Bitcoin sempre più maturo, seguito da investitori sempre più selettivi. Forse è proprio questa la trasformazione più interessante di tutte.