Una storia vera, fatta di scelte impulsive e illusioni di controllo. Si parla tanto di previsioni, ma poco di come vengono usate da chi investe. E se l’errore non fosse tanto il titolo scelto, ma il modo in cui lo si guarda? Questa è la storia di Giovanni, uno che gioca in Borsa come fosse un casinò. E ogni tanto, il banco presenta il conto.
Giovanni ha la testa dura e l’adrenalina facile. Non gli piace aspettare, non ama dubitare. Quando legge una previsione che parla di taglio dei tassi BCE, il suo pensiero va dritto a quanto potrà guadagnare. Non si ferma a considerare contesti o variabili esterne. Per lui, una notizia è già un dato di fatto. E infatti, dopo aver letto che la Banca Centrale Europea potrebbe tagliare i tassi dello 0,25% a giugno, si è fiondato su uno dei BTP più speculativi in circolazione.

Prezzo intorno ai 60, duration modificata elevatissima di 18,55, rendimento netto a scadenza del 3,99%: perfetto, pensa. Se il taglio arriva, il prezzo salirà. Facile, no? Solo che fuori dal foglio Excel, la realtà è un po’ più complicata. E Giovanni, che prende 8 cantonate su 10, continua a ignorarlo.
Le certezze che non esistono (ma che qualcuno vede ovunque)
Il problema non è tanto il BTP in sé. È la convinzione che certi eventi siano scontati. Ma i mercati non funzionano così. I tagli dei tassi sono ipotesi, non promesse. La BCE potrebbe anche cambiare idea se l’inflazione si alzasse di nuovo. Basta uno scossone geopolitico o una nuova ondata di dazi da parte di Trump, e tutto cambia. E negli USA, la Federal Reserve non sembra affatto pronta a muoversi in fretta. Un atteggiamento prudente che potrebbe rallentare tutti, Europa compresa.

Giovanni, però, ignora tutto questo. Per lui conta solo ciò che vuole vedere. Compra a 60, convinto che basti un -0,25% per guadagnare. E magari ha anche ragione, ma è un caso. Perché se qualcosa va storto, e il taglio non arriva, quel BTP potrebbe scendere, non salire. Con una duration così lunga, anche una piccola variazione dei tassi genera oscillazioni importanti. Ma lui gioca come se tutto fosse già scritto.
Quando il problema non è sbagliare, ma continuare a farlo
Sui mercati sbagliare è normale. Perseverare è più grave. E Giovanni, pur collezionando perdite, non cambia mai approccio. Per lui la colpa è sempre esterna: analisti, politica, banche. Mai una volta che si chieda se il suo metodo sia solido. Eppure, la risposta è lì, chiara: l’eccesso di sicurezza è il vero pericolo.
Forse il 5 giugno andrà bene. Ma finché non capisce che non può giocare ai dadi con l’economia globale, il finale sarà sempre lo stesso. Perché i mercati non premiano chi indovina. Premiano chi sa aspettare, leggere il contesto e adattarsi. Giovanni? Ancora no.