C’è un passaggio poco noto che può fare una grande differenza quando un contratto di affitto arriva a scadenza. Non sempre quello che si fa “per abitudine” è davvero necessario. Anzi, a volte si finisce per pagare qualcosa che non si dovrebbe.
Il punto è che una scelta fatta all’inizio del contratto ha effetto anche dopo anni, soprattutto se si parla di proroga. Con la cedolare secca le regole cambiano, ma non tutti se ne accorgono in tempo. E c’è una scadenza da non perdere.

Quando si avvicina il termine di un contratto di locazione, si riapre una serie di domande a cui spesso si pensa troppo tardi. Serve registrare di nuovo? Va pagata qualche tassa? Se è stata scelta la cedolare secca, le cose si semplificano molto, ma non si azzerano completamente.
Il problema è che molti non conoscono la differenza tra ciò che è obbligatorio fare e ciò che non lo è. Il rischio è finire per pagare l’imposta di registro anche se non è dovuta, solo per non aver approfondito una regola precisa. Per chi ha adottato la cedolare secca, ci sono vantaggi specifici anche al momento della proroga. Però attenzione: questo non significa che tutto si risolva da solo.
La proroga, seppur senza costi, deve comunque essere comunicata all’Agenzia delle Entrate. E deve avvenire entro 30 giorni dalla scadenza del contratto (o della proroga precedente). È un passaggio che non comporta versamenti, ma se dimenticato può generare problemi. Se si dimentica di comunicare la proroga, si può andare incontro a sanzioni amministrative per omessa comunicazione e, in certi casi, si rischia anche di perdere i benefici legati alla cedolare secca. In particolare, l’Agenzia potrebbe considerare il regime decaduto, con il conseguente passaggio alla tassazione ordinaria e applicazione delle imposte non pagate. Si può fare online, usando i servizi dell’Agenzia, tramite il modulo RLI o il servizio RLI-web.
Cedolare secca: niente imposta per la proroga, ma non dimenticare la comunicazione
Quando il contratto di affitto prevede l’applicazione della cedolare secca, la proroga non comporta il pagamento dell’imposta di registro. È quanto previsto dall’articolo 3 del Decreto legislativo 23/2011, che consente al locatore di scegliere un’imposta sostitutiva, più semplice e vantaggiosa.

Questa imposta sostituisce non solo l’IRPEF e le addizionali, ma anche l’imposta di registro e quella di bollo, sia al momento della stipula, sia in caso di proroga o risoluzione. Solo nel caso di cessione del contratto, le imposte tornano a essere dovute.
È importante ricordare che l’opzione per la cedolare secca implica anche l’impegno a non aumentare il canone durante la durata del contratto o della proroga. In cambio, si ottiene un regime più snello e, spesso, più conveniente.
Però attenzione: se l’opzione non è stata esercitata, allora l’imposta di registro per la proroga va pagata. Anche in questo caso entro 30 giorni dalla scadenza. Il pagamento può essere annuale o coprire l’intero periodo della proroga, e va effettuato tramite F24 o servizi online dell’Agenzia.
È qui che torna utile sapere in quale regime ci si trova. Molti, per sicurezza, finiscono per versare imposte non dovute. E invece basta una verifica semplice per evitare spese inutili. La cedolare secca, se attiva, rappresenta un risparmio concreto, ma va gestita con consapevolezza.