Il miliardario Ray Dalio lancia l’allarme: i titoli di Stato USA sarebbero più rischiosi del previsto, ma le agenzie di rating non lo direbbero chiaramente. Secondo il fondatore di Bridgewater, il pericolo non è solo l’insolvenza, ma la possibilità che il governo stampi moneta per ripagare i debiti, svalutando così i rimborsi. Un punto di vista che scuote il mercato obbligazionario globale e riaccende il dibattito sul debito pubblico americano.
Negli ultimi anni, la fiducia nel debito sovrano degli Stati Uniti è rimasta sorprendentemente solida nonostante un contesto economico instabile. Tuttavia, con l’inflazione ancora elevata e un deficit federale in espansione, le parole di Ray Dalio, tra i più autorevoli gestori di fondi a livello mondiale, impongono una riflessione. Il fondatore di Bridgewater Associates, noto per la sua visione macroeconomica di lungo termine, ha dichiarato pubblicamente che le agenzie di rating come Moody’s starebbero sottovalutando i reali pericoli legati ai Treasury statunitensi.

Dalio, attraverso un post su X, ha criticato l’approccio tradizionale delle agenzie, accusandole di considerare solo il rischio di default tecnico e di ignorare completamente il rischio monetario: ovvero l’eventualità che il governo, per far fronte al debito, finisca per emettere nuova moneta, svalutando di fatto il rimborso per gli obbligazionisti. Una posizione che fa eco alla preoccupazione crescente tra chi vede nel debito pubblico USA una bomba a orologeria.
Il vero rischio per i bond? Non il default, ma la svalutazione
Secondo Dalio, il pericolo maggiore non è che il Tesoro americano non rimborsi, ma che lo faccia in dollari svalutati. “Il rischio reale è che stampino denaro per pagare i loro debiti, e questo riduca il potere d’acquisto dei rimborsi ricevuti”, ha scritto il gestore. Un’affermazione che acquisisce ancora più peso alla luce dell’aumento dei tassi di interesse e delle recenti stime del Congressional Budget Office, secondo cui gli interessi sul debito USA supereranno il budget della difesa entro il 2026.

Al momento, il rendimento dei Treasury a 10 anni è tornato sopra il 4,4%, ma ciò non sembra compensare completamente il rischio inflattivo. Moody’s ha mantenuto il rating AAA per gli Stati Uniti, ma ha emesso un outlook negativo, segnalando possibili revisioni future. Tuttavia, per Dalio non è sufficiente: le agenzie non considererebbero scenari in cui il debito venga ripagato formalmente, ma in valuta fortemente deprezzata.
Gli effetti sui mercati e l’attenzione degli investitori
Questa visione è già all’attenzione di molti investitori istituzionali. BlackRock e Vanguard, due dei maggiori detentori di debito USA, hanno cominciato a diversificare parte delle esposizioni su obbligazioni indicizzate all’inflazione e su debito sovrano di paesi con bilanci pubblici più in ordine. Anche fondi sovrani asiatici e del Medio Oriente stanno riconsiderando l’allocazione nei Treasury statunitensi, privilegiando asset reali o oro fisico, come sottolineato dal Financial Times.
Il timore è che una politica monetaria e fiscale troppo espansiva possa minare la fiducia nel dollaro come valuta di riserva. Secondo alcuni analisti citati da Bloomberg, questo potrebbe spingere il rendimento dei Treasury decennali fino al 5% entro fine anno, con effetti significativi su mutui, corporate bond e valute emergenti.
Ray Dalio, da sempre sostenitore della diversificazione e dell’esposizione a riserve alternative come l’oro e il renminbi cinese, sembra voler lanciare un chiaro segnale: in un mondo dove la svalutazione competitiva diventa uno strumento politico, anche i titoli più “sicuri” potrebbero smettere di esserlo davvero. E per gli investitori, comprendere la qualità reale del debito sarà più importante che mai.