Cosa porta una persona di 75 anni a investire 2 milioni di euro in un BTP con scadenza nel 2035? È solo una scelta razionale o c’è qualcosa di più? Quando si prende una decisione simile, a pochi passi da quella che spesso è considerata la soglia naturale della vita, i numeri si intrecciano con la memoria, l’eredità e la volontà di lasciare ordine. E proprio lì, tra il calcolo e il sentimento, prende forma un investimento che parla anche alle generazioni future.
Due milioni di euro non sono solo una somma. Sono una storia, una fatica, una vita intera trasformata in capitale. Giovanni ha 75 anni e tre figli. Sa che l’orizzonte temporale si restringe, ma decide comunque di affidarsi al BTP Fx 3.85% Feb35.

Un titolo con rendimento effettivo netto del 3,08% annuo e scadenza tra 10 anni. A prima vista potrebbe sembrare un controsenso. Eppure, la logica dietro questa scelta è più forte di quanto sembri.
Investendo oggi, Giovanni sa che incasserà 67.375 euro netti all’anno in cedole, per un totale di circa 673.750 euro fino al 2035. Alla scadenza, riavrà 1.950.000 euro, leggermente meno rispetto ai 2 milioni investiti, a causa del prezzo di acquisto di 102,59. Il tutto per un rendimento reale netto superiore al 3% annuo, molto più interessante di tanti conti deposito o prodotti assicurativi.
Perché scegliere un BTP così a lungo termine?
In un’epoca in cui l’incertezza domina i mercati e i tassi d’interesse cambiano spesso, puntare su un BTP con cedola fissa può offrire un senso di stabilità. La duration modificata di 7,85 rende questo strumento meno sensibile alle oscillazioni dei tassi. Giovanni, con la sua età, non cerca speculazioni, ma un investimento che gli garantisca entrate regolari e sicure.

Anche senza arrivare al 2035, le cedole annuali al 3% netto sono già un guadagno concreto, prevedibile, facile da pianificare. E per chi ha un capitale importante come 2 milioni di euro, l’obiettivo non è rischiare, ma proteggere e trasmettere.
Ma se Giovanni dovesse mancare prima della scadenza, cosa accadrebbe a questi BTP in successione? È qui che la scelta acquista un altro valore. I titoli di Stato entrano nel patrimonio ereditario senza imposta di successione. Gli interessi maturati e le eventuali plusvalenze sono tassati al 12,5%, ma l’impatto resta contenuto. Inserirli nella dichiarazione di successione è utile per snellire le pratiche.
Successione: tutto quello che c’è da sapere sui BTP
I figli possono decidere di mantenerli e continuare a incassare cedole, oppure venderli sul mercato secondario. In entrambi i casi, il rendimento del 3% netto diventa un punto di riferimento, una sorta di pilastro finanziario stabile. In caso di vendita, il ricavato sarà diviso in base alle quote ereditarie, offrendo una liquidità immediata e ben quantificabile.
Oltre alla praticità economica, c’è anche una forte valenza simbolica. I BTP scelti in età avanzata rappresentano un messaggio silenzioso ma potente: prendersi cura di ciò che verrà dopo. Giovanni non acquista solo un titolo di Stato, ma costruisce un ponte tra la propria storia e quella dei suoi figli. Un investimento trasparente, fiscalmente vantaggioso, e comprensibile anche per chi non ha grande dimestichezza con la finanza.
In una fase della vita dove ogni gesto ha un peso, questo tipo di scelta lascia un’eredità chiara e gestibile, senza sorprese o conflitti. Non si tratta solo di rendimenti, ma anche di semplificazione e coesione familiare. Un BTP al 3% può diventare un elemento concreto di continuità, oltre che un’utile fonte di reddito per gli eredi.
È un gesto che va oltre il semplice investimento. Giovanni ha scelto un BTP come strumento di ordine e continuità, in un momento della vita in cui ogni decisione pesa di più. C’è una componente emotiva forte in questa scelta, un modo per lasciare qualcosa di strutturato, senza incertezze, con rendimenti certi e procedure chiare. Un investimento che guarda avanti, ma che ha radici profonde.