Hai chiuso la Partita IVA e pensi che sia finita ogni possibilità di accedere alla NASpI? Potresti sbagliarti di grosso. Tra interpretazioni legali e prassi dell’INPS, la realtà è meno scontata di quanto immagini. Se hai perso un lavoro da dipendente e ora ti ritrovi senza occupazione, c’è una buona notizia che potresti non conoscere.
Immagina di aver lavorato anni come dipendente, poi di aver provato a camminare da solo, aprendo una Partita IVA. Magari per un breve periodo, magari senza neanche fatturare troppo. Poi, di colpo, ti ritrovi senza occupazione. Nessun contratto attivo, Partita IVA chiusa, e un dubbio che tormenta: “Ma ora ho diritto alla NASpI?”

Chi si è mosso tra lavoro dipendente e attività autonoma conosce bene la sensazione di essere sempre al limite delle regole. A volte basta un dettaglio per cambiare tutto. In questo caso, la chiusura della Partita IVA non è una garanzia, ma può essere il primo passo per ottenere la NASpI. E c’è anche la Cassazione che la pensa così.
NASpI e Partita IVA: non è solo una questione formale
La NASpI è destinata a chi ha perso un lavoro subordinato in modo involontario. Fin qui, tutto chiaro. Ma se hai avuto una Partita IVA, la questione si complica. La buona notizia è che la sola presenza passata di una Partita IVA non esclude il diritto alla disoccupazione. A stabilirlo è anche la Cassazione n. 2402, che nel 2025 ha ribadito un principio importante: non basta avere una Partita IVA per negare la NASpI, serve dimostrare che non c’è stata attività autonoma reale.

Chiudere la Partita IVA serve proprio a questo: dimostrare che non lavori più da autonomo. È un segnale forte, che aiuta a chiarire la tua posizione. Ma attenzione, non basta. Devi anche aver perso un impiego da dipendente, con almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti e in seguito a un licenziamento, a dimissioni per giusta causa o a scadenza di contratto.
E poi c’è un altro passaggio spesso trascurato: se eri iscritto a una gestione previdenziale per autonomi, come artigiani o commercianti INPS, o a una cassa professionale, devi chiudere anche quella posizione. In caso contrario, l’INPS potrebbe considerarti ancora attivo.
Come dimostrare la tua inoccupazione all’INPS
Quando presenti la domanda NASpI, non limitarti al minimo indispensabile. Allegare il certificato di chiusura della Partita IVA è una mossa intelligente. Serve a evitare ritardi, chiarimenti e perfino il rigetto della richiesta. Lo stesso vale per eventuali documenti che provano la cancellazione dalle gestioni autonome.
Se non stai svolgendo alcuna attività autonoma, non devi comunicare alcun reddito presunto. Ma tutto cambia se ricominci a lavorare per conto tuo durante la NASpI: in quel caso, devi dirlo entro 30 giorni. Anche qui, meglio essere trasparenti fin da subito.
Avere avuto una Partita IVA non ti preclude il diritto alla disoccupazione NASpI, se rispetti i requisiti e dimostri di essere davvero disoccupato.