L’oro potrebbe superare i 4.000 $ entro il 2025 secondo Bank of America e WisdomTree. Le tensioni geopolitiche, il deficit fiscale statunitense e l’inflazione alimentano una corsa agli asset rifugio. Gli analisti vedono nel metallo giallo una delle poche ancore di stabilità.
In un contesto dominato da guerre commerciali, incertezza macroeconomica e instabilità politica, l’oro torna al centro dell’interesse degli investitori globali. Da semplice bene rifugio a vero e proprio asset strategico, il metallo giallo sembra pronto a vivere una nuova fase di rivalutazione. E non sono soltanto i segnali di mercato a suggerirlo, ma anche le previsioni di due colossi del settore finanziario: Bank of America e WisdomTree.
Secondo Bank of America, l’oro potrebbe raggiungere una media di 3.063 $ nel 2025, con una possibile salita fino a 3.500 $ in caso di un incremento del 10% della domanda da parte degli investitori. Le ragioni di questo ottimismo sono legate principalmente al deficit fiscale USA, alla crescente domanda istituzionale e al comportamento delle banche centrali, che stanno progressivamente aumentando le riserve auree. Attualmente queste rappresentano circa il 10%, ma secondo le stime potrebbero salire al 30% nei prossimi anni, creando pressione ulteriore sui prezzi.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina, il rischio di una nuova recessione globale e i segnali di debolezza del dollaro stanno spingendo molti operatori a rivedere la propria esposizione al metallo prezioso. E mentre i mercati azionari oscillano tra entusiasmo e correzione, l’oro si consolida come una delle opzioni più credibili per proteggere il capitale.
A supporto delle sue previsioni rialziste, BofA cita alcuni indicatori chiave: l’instabilità fiscale statunitense, la possibilità di una crisi nel mercato obbligazionario e il ruolo crescente dell’oro nei portafogli delle banche centrali. Il valore dell’oro, in questo scenario, non dipenderebbe tanto dall’inflazione quanto dalla ricerca di sicurezza da parte di governi e investitori.
Una nota pubblicata a fine aprile 2025 sottolinea come un aumento della domanda di appena il 10% potrebbe bastare per spingere il prezzo dell’oro fino a 3.500 $, con prospettive di lungo termine ancora più ambiziose. L’asset management americano ritiene inoltre che la polarizzazione geopolitica in corso, tra Occidente e blocco asiatico, stia accelerando la de-dollarizzazione e quindi favorendo l’oro come strumento alternativo.
A portare ulteriore entusiasmo sul metallo giallo è WisdomTree, società leader negli ETF su materie prime. In un report diffuso su TradingView, l’analista Nitesh Shah prevede un prezzo di 3.610 $ nello scenario base, ma non esclude che si possano toccare i 4.210 $ entro il primo trimestre del 2026 in caso di inflazione persistente, dollaro debole e crollo dei rendimenti reali.
WisdomTree ritiene che la domanda speculativa, combinata con acquisti istituzionali, possa spingere il prezzo dell’oro verso livelli storici. A ciò si aggiunge un contesto dove le banche centrali — soprattutto di paesi emergenti — stanno ribilanciando le proprie riserve in favore dell’oro, riducendo l’esposizione al dollaro.
Secondo Reuters, questa dinamica è già in atto e si sta rafforzando mese dopo mese. Il prezzo attuale, intorno ai 2.340 $, potrebbe quindi rappresentare solo una tappa intermedia in una corsa ancora tutta da giocare.
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