Quando si parla di pensioni si affronta un tema molto delicato in Italia tra cittadini senza assegno e una riforma che costa troppo.
Il sistema previdenziale è a rischio, si è consapevoli di questa precarietà a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’inverno demografico. Tra dieci o quindici anni c’è la possibilità di superare il punto di non ritorno ma senza guardare tanto avanti già oggi ci sono problemi da risolvere.

In Italia il tema “pensioni” è molto delicato per diversi motivi. La popolazione invecchia senza che ci sia un cambio generazionale sufficiente per far quadrare i conti. Sappiamo bene che se il numero dei lavoratori è troppo basso rispetto quello dei pensionati ci saranno difficoltà nel pagamento delle pensioni. Chi lavora con i contributi paga gli assegni e le previsioni per il futuro in questo senso sono pessime.
Continua, poi, il problema della precarietà, dell’impossibilità di avere una carriera contributiva lunga e continua e uno stipendio soddisfacente. Trovare un lavoro retribuito il giusto e da dipendente è complicato e non bastano Lauree, master e specializzazioni in molti casi. E c’è la difficoltà per le donne di dedicarsi contemporaneamente alla famiglia e alla carriera. Si sono fatti sicuramente passi in avanti in tal senso ma i dati ISTAT parlano chiaro, tra gli over 50 il 40% delle donne non lavora e, dunque, non avrà un assegno pensionistico.
Come salvare le pensioni in Italia
Il gap di genere è ancora molto forte. Tra gli over 50 solo il 68,3% delle donne tra i 65 e i 74 anni percepisce un trattamento pensionistico contro l’87,7 degli uomini. Il 26,8% delle donne non lavora, non ha e non avrà alcun assegno pensionistico. Una percentuale circa 5 volte più alta rispetto quella degli uomini. Significa che la coppia dovrà vivere con un solo assegno pensionistico che sarà molto più basso rispetto lo stipendio.

Un altro problema che si ripresenta riguarda l’attesa riforma delle pensioni che i cittadini attendono da anni. Mancano le risorse per creare la riforma che i lavoratori vorrebbero, con misure strutturali flessibili e poche penalizzazioni per le uscite anticipate. Si stanno studiando due misure a basso costo differenti in base alla platea dei destinatari.
Una misura sarebbe dedicata a chi ha lavorato tanto e versato molti anni di contributi, 41 o più (come detto impresa impossibile per tanti giovani e meno giovani precari e con contratti a tempo determinato). La seconda misura, invece, si rivolgerebbe a chi ha un’età avanzata ma una breve carriera contributiva. Volendo uscire prima dal mondo del lavoro, però, ci sarebbe una condizione. Una parte della pensione anticipata sarà a carico del lavoratore. Solo sacrificando l’assegno si potrà lasciare il mondo del lavoro prima della pensione di vecchiaia.