Negli ultimi mesi, lo yen giapponese è tornato protagonista del dibattito tra investitori e analisti. Considerato da UBS la valuta con il “miglior valore” nel mercato globale, lo yen è osservato speciale anche da altre grandi banche d’affari. Il contesto attuale, segnato da politiche monetarie divergenti e incertezze macroeconomiche, pone infatti le valute sotto i riflettori, tra previsioni di rivalutazione e rischi di ulteriore pressione. Vediamo cosa emerge dalle analisi più recenti.
Il comportamento delle valute maggiori, in particolare lo yen giapponese e il dollaro canadese, è stato oggetto di analisi dettagliate da parte delle principali case d’investimento, sia per la loro rilevanza nei portafogli globali sia per il loro ruolo in scenari di copertura valutaria.

In un contesto segnato da differenziali di tasso molto ampi, politiche monetarie divergenti e dalla persistente forza del dollaro statunitense, le disconnessioni tra economia reale e valutazioni di mercato assumono un peso crescente nelle strategie di asset allocation e nelle decisioni di esposizione al rischio valutario.
Lo yen secondo UBS e le principali case d’investimento
Per gli analisti di UBS, lo yen giapponese è attualmente sottovalutato, e presenta il miglior profilo rischio/rendimento tra le valute del G10. Il fair value stimato da UBS per USD/JPY è 125, ben lontano dai livelli recenti vicini a 155 $, implicando una potenziale sopravvalutazione del dollaro USA nei confronti dello yen superiore al 20%. Questo gap, secondo UBS, si spiega con i differenziali di tasso ancora molto ampi tra Giappone e Stati Uniti, ma potrebbe ridursi se l’economia statunitense rallentasse.
Anche ING ha espresso una visione costruttiva sullo yen, pur con più cautela. Gli strategist prevedono un rientro della coppia USD/JPY verso 138 $ entro la fine del 2024, sostenuto da un possibile rafforzamento della politica monetaria giapponese. Più estreme, invece, le previsioni di Longforecast, secondo cui USD/JPY potrebbe salire fino a 160 $ nel 2025, segnalando un ulteriore indebolimento dello yen in caso di persistente divergenza tra le politiche di Fed e Bank of Japan.

Il tema della politica monetaria è centrale. Nelle ultime riunioni, la BoJ ha mantenuto i tassi invariati, segnalando un approccio attendista nonostante l’aumento dell’inflazione importata. Tuttavia, diversi analisti – tra cui quelli di Mizuho Bank – ritengono che l’autorità monetaria giapponese potrebbe essere costretta ad agire con più decisione se lo yen continuasse a indebolirsi, per evitare una spirale inflattiva.
Valutazioni a confronto: yen sottovalutato, CAD e NZD stabili
Il confronto con altre valute evidenzia differenze significative. Oltre allo yen, UBS individua una moderata sottovalutazione anche per la corona norvegese (NOK), mentre valuta il dollaro neozelandese (NZD) come allineato al fair value.
Al contrario, il dollaro canadese (CAD) è visto come sopravvalutato. UBS stima un fair value per USD/CAD a 1,52, a fronte di un cambio attuale vicino a 1,37 $, suggerendo un potenziale di discesa del CAD se il gap non venisse colmato da un’accelerazione della produttività canadese, ipotesi ancora tutta da verificare. In questo scenario, gli investitori più attenti potrebbero valutare posizionamenti lunghi su JPY e NOK e corti su CAD, con un’ottica di medio termine.
Nel contesto attuale, quindi, lo yen giapponese si distingue non solo per la sua sottovalutazione storica, ma anche per l’attenzione che suscita tra gli analisti come possibile valuta rifugio alternativa in una fase di volatilità macro e geopolitica. Un posizionamento che, se confermato da un cambiamento di passo della BoJ, potrebbe rivelarsi molto interessante nei prossimi mesi.