Hai appena finito un lavoro ma non hai ancora emesso la fattura? Se pensi che basti aspettare il pagamento per farlo, potresti ritrovarti in una situazione molto delicata. C’è una recente sentenza che ribalta questa convinzione, mettendo in discussione una prassi molto diffusa.
Il rischio di sanzioni è concreto e riguarda chiunque offra servizi. Una questione di tempi, di regole fiscali e soprattutto di attenzione ai dettagli.

Ti è mai capitato di concludere un incarico e di pensare: “Appena mi pagano, faccio la fattura”? È un’abitudine piuttosto comune, che però potrebbe rivelarsi rischiosa. Con la sentenza n. 10693 del 23 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di emettere la fattura per prestazioni di servizi non è legato al momento in cui si riceve il pagamento, ma a quello in cui il servizio viene effettivamente svolto.
Nel caso preso in esame, una società municipale era stata contestata dall’Agenzia delle Entrate per omessa fatturazione in relazione alla gestione dell’acqua potabile. La Cassazione ha stabilito che la fattura va emessa subito dopo la prestazione, indipendentemente dal fatto che il compenso sia già stato incassato o meno.
Le Entrate non possono presumerlo: serve la prova del pagamento o l’intento fraudolento
Il riferimento normativo è l’articolo 6, comma 3 del DPR 633/1972, che definisce il momento impositivo ai fini IVA. È da lì che nasce l’obbligo di emissione della fattura, anche se il pagamento sarà effettuato in un secondo momento. Una cosa è infatti l’obbligo di fatturazione, altra è l’esigibilità dell’imposta, che si attiva solo quando si riceve il compenso.

Questo passaggio è cruciale. Significa che, se dopo aver svolto un servizio non emetti la fattura per la prestazione, rischi una sanzione anche se il cliente non ti ha ancora pagato. Non si può più aspettare “per comodità”, perché il Fisco considera già nato l’obbligo fiscale.
Ma la sentenza non tutela solo lo Stato. La Cassazione ha infatti chiarito che l’Agenzia delle Entrate non può sanzionare automaticamente in caso di mancata fattura. Deve dimostrare, anche con indizi, che il compenso è stato già versato oppure che c’è stato un intento fraudolento da parte del contribuente. Non basta la semplice assenza del documento.
Questo equilibrio tra rigore fiscale e tutela del contribuente è centrale. Da una parte, chi lavora deve rispettare le tempistiche. Dall’altra, l’amministrazione finanziaria deve dimostrare le sue accuse con prove concrete.
Alla luce di tutto questo, è chiaro che abitudini consolidate andrebbero riviste. Emettere la fattura per un servizio svolto non è più una questione di convenienza, ma di correttezza fiscale. Meglio cambiare prospettiva prima che sia troppo tardi.