Solo il 25% delle aziende europee ha rivisto al rialzo le stime: un dato che accende nuovi timori sulla tenuta economica del Vecchio Continente. Societe Generale lancia l’allarme mentre gli operatori si interrogano sul rischio di una nuova recessione in Europa. Ma in mezzo all’incertezza ci sono settori, strumenti e strategie che potrebbero offrire riparo e opportunità. Ecco cosa consigliano le grandi case d’investimento per proteggere il portafoglio in questa fase.
C’è qualcosa di sottile ma evidente che attraversa i mercati europei: è la sensazione che il peggio non sia ancora passato. Dopo mesi di apparente stabilizzazione, i segnali tornano a farsi contrastanti. Se da un lato i dati sull’inflazione offrono qualche rassicurazione, dall’altro le trimestrali aziendali mostrano prudenza, e le prospettive macro restano opache. Gli operatori iniziano a parlare di stagflazione o rallentamento tecnico, mentre le banche centrali evitano di sbilanciarsi.

Tra gli elementi che hanno contribuito a raffreddare gli entusiasmi, spicca un dato diffuso da Societe Generale: solo 1 azienda su 4 ha alzato le stime sui ricavi futuri. Un segnale che, secondo Reuters, riassume la diffusa incertezza tra le imprese europee. Anche grandi gruppi bancari come Deutsche Bank e BNP Paribas, pur presentando utili solidi, hanno incrementato gli accantonamenti, a testimonianza di un aumento della percezione del rischio.
Gli investitori si muovono in un campo minato, in cui non basta guardare i risultati, ma interpretare le intenzioni. E se l’ipotesi di una recessione in Europa non è più solo accademica, diventa urgente chiedersi dove poter ancora trovare valore. Non si tratta solo di evitare perdite, ma di proteggersi in modo attivo, seguendo le stesse scelte dei grandi gestori internazionali.
Stime prudenti e segnali preoccupanti dagli utili europei
La trimestrale di Societe Generale ha sorpreso in positivo, con un utile netto di 1,61 miliardi di €, ma la banca ha evitato di esprimere ottimismo sul futuro. Anzi, ha sottolineato che il 75% delle aziende europee ha mantenuto o ridotto le stime, un dato che riflette un atteggiamento estremamente cauto. Secondo Bloomberg, molte società preferiscono tacere sulle previsioni per non compromettere la fiducia degli investitori.

Questo clima si riflette anche nei mercati: i settori ciclici stanno rallentando, i volumi sono più bassi della media stagionale e la volatilità implicita sui titoli industriali è in aumento. I portafogli iniziano a spostarsi verso asset più difensivi, a testimonianza del fatto che il sentiment si sta indebolendo, nonostante l’assenza di segnali di crisi conclamata.
Obbligazioni e difensivi: le scelte delle grandi case
Secondo AllianceBernstein, le obbligazioni europee a media scadenza, soprattutto investment-grade, offrono ora una combinazione interessante tra rendimento e sicurezza, in vista di un possibile taglio dei tassi da parte della BCE. Nel loro European Fixed Income Outlook 2025, si suggerisce di privilegiare scadenze tra 2 e 10 anni.
Anche Morningstar conferma l’interesse per i settori difensivi, in particolare sanità, utility e beni di consumo primari, grazie alla loro resilienza in fasi di debolezza economica. Le aziende ESG, secondo Goldman Sachs AM, rappresentano un’opportunità strategica, grazie a fondamentali solidi e una volatilità inferiore alla media, in grado di attrarre flussi anche in un contesto fragile.