Meno soldi di pensione ma più tempo: la scelta che potrebbe arrivare tra due anni

C’è chi sogna la libertà a 64 anni, anche a costo di un assegno più leggero. E c’è chi, invece, non vuole rinunciare a nulla. Ma se ci fosse una via di mezzo? Una proposta è tornata sul tavolo del governo, con una promessa ambiziosa: più flessibilità senza mandare in tilt i conti pubblici. Non è una novità assoluta, ma oggi suona diversa. Perché le esigenze dei lavoratori sono cambiate, e anche le regole del gioco potrebbero farlo.

In Italia, ogni anno, il tema delle pensioni accende dibattiti accesi e aspettative spesso deluse. I lavoratori chiedono certezze, ma ricevono solo ipotesi.

Calcolatrice, banconote e penna
Meno soldi di pensione ma più tempo: la scelta che potrebbe arrivare tra due anni-trading.it

Tuttavia, tra mille proposte e pochi fatti, una formula torna sotto i riflettori: l’idea di andare in pensione a 64 anni con un assegno temporaneamente ridotto. Una possibilità che sembra lontana, ma che potrebbe diventare concreta già nel 2026. E cambiare le carte in tavola.

Pensione a 64 anni con taglio temporaneo: il ritorno della proposta Tridico

La proposta prevede una pensione anticipata flessibile: uscita dal lavoro a 64 anni, con pagamento iniziale solo della parte contributiva dell’assegno. La componente retributiva verrebbe erogata a partire dai 67 anni, quando si raggiunge l’età ordinaria. Questo significa meno soldi per tre anni, ma anche la possibilità di chiudere prima la vita lavorativa.

 

Il vantaggio principale è che la riduzione non sarebbe permanente, ma solo temporanea. Il lavoratore potrebbe decidere di accettare questo compromesso, sapendo di ricevere in seguito l’intero importo maturato. È una formula che cerca di bilanciare sostenibilità e libertà di scelta, già suggerita in passato dall’ex presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Un altro aspetto interessante è l’estensione del diritto anche a chi ha contributi precedenti al 1996, oggi escluso da formule puramente contributive. Questo allargamento aprirebbe le porte a molti più lavoratori, rendendo l’opzione davvero accessibile. E in un mercato del lavoro sempre più incerto, offrire una via d’uscita anticipata – anche con qualche sacrificio – può fare la differenza.

Flessibilità e conti pubblici: il compromesso possibile

Le riforme delle pensioni in Italia devono sempre fare i conti con un grande ostacolo: la tenuta delle finanze pubbliche. Ogni modifica viene valutata non solo per il suo impatto sociale, ma soprattutto per quanto costa. Ecco perché una penalizzazione temporanea è vista come una soluzione meno impattante per il bilancio dello Stato.

In questo modo si può offrire ai lavoratori più libertà, senza aumentare in modo permanente la spesa previdenziale. Una scelta che lascia spazio a valutazioni personali, pianificazioni private e, magari, percorsi di pensionamento più umani. Perché a volte non è solo una questione di soldi, ma di energia, salute e qualità della vita.

Se davvero questa proposta vedrà la luce nel 2026, sarà interessante vedere quanti la considereranno un’opportunità concreta. Tu cosa sceglieresti: un po’ meno denaro oggi o un po’ più tempo per te?

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