Un consigliere economico della Casa Bianca ha lasciato intendere che le tariffe doganali statunitensi sui beni cinesi, oggi al 145%, potrebbero essere ridotte entro poche settimane. Una svolta che potrebbe impattare il commercio globale e che ha già influenzato il rally del Bitcoin. Ma cosa c’è dietro queste parole? E quanto sono realistici i tempi anticipati?
Quando Stephen Miran, presidente del Council of Economic Advisers degli Stati Uniti, ha rilasciato la sua dichiarazione a Bloomberg TV, i mercati hanno immediatamente reagito. Bitcoin ha mantenuto il livello di 97.000 $, e l’interesse degli investitori si è riacceso. La motivazione è chiara: un allentamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sarebbe una notizia significativa, non solo per il commercio tradizionale, ma anche per il mondo criptofinanziario, sempre più sensibile ai segnali macroeconomici.

Miran ha dichiarato che “sarebbe sorpreso se le tariffe rimanessero ai livelli attuali” nelle prossime settimane, pur precisando di non essere direttamente coinvolto nei negoziati. Secondo Crypto.News, il suo messaggio lascia spazio a interpretazioni ottimistiche ma resta lontano da un annuncio ufficiale. Nonostante ciò, la tempistica citata – “pochi settimane” – ha sollevato le aspettative degli operatori di mercato.
Pressioni interne alla Casa Bianca e segnali contrastanti
La questione delle tariffe USA-Cina non è nuova. Già durante il primo mandato Trump, era stato introdotto un pacchetto di dazi su centinaia di miliardi di dollari di merci cinesi. Oggi quel pacchetto è ancora in vigore, con un livello tariffario medio che arriva al 145% su alcuni beni. Se venisse ridotto, si tratterebbe di un segnale distensivo verso Pechino, ma anche di una mossa interna per contenere l’inflazione su beni importati e sostenere i consumi.
Tuttavia, il quadro politico resta frammentato. Secondo Business Insider, Peter Navarro, storico consulente commerciale di Trump, ha negato che ci siano negoziati attivi sulle tariffe, mentre il Segretario al Commercio Scott Bessent ha annunciato colloqui separati con il Giappone, lasciando la Cina fuori dal discorso ufficiale. È questo intreccio di messaggi a rendere difficile valutare se la proposta di Miran sia una strategia politica pre-elettorale o un reale anticipo di manovre economiche concrete.

Dal canto suo, la Cina non ha ancora commentato ufficialmente. Bloomberg riporta che Pechino starebbe valutando l’ambiente commerciale in modo prudente, e non ha reagito né positivamente né negativamente all’apertura USA.
Impatto sui mercati e sul mondo crypto
Tra i primi ad accogliere con entusiasmo la notizia c’è stato il mercato delle criptovalute. Bitcoin, che nelle ultime settimane aveva subito un ritracciamento fino a 75.000 $, è tornato vicino ai 97.000 $, e gli analisti prevedono un possibile tentativo di rottura verso i 100.000 $ in caso di sviluppi concreti.
Come spiegato da CryptoSlate, un allentamento delle tensioni commerciali può tradursi in maggiore propensione al rischio, rafforzando l’interesse per asset alternativi come le criptovalute. In questo senso, l’annuncio di Miran ha avuto un impatto quasi immediato sulla fiducia degli investitori retail e istituzionali.
Ma è altrettanto vero che, senza dettagli concreti, la fiducia potrebbe svanire rapidamente. L’assenza di una posizione univoca all’interno dell’amministrazione e il silenzio cinese lasciano intendere che i prossimi giorni saranno decisivi. Il messaggio implicito sembra chiaro: i mercati ci credono, ma vogliono vedere prove. E se l’annuncio dovesse concretizzarsi, potrebbe aprire una fase di distensione che va ben oltre le sole tariffe.