Angela non riesce più a dormire: da casalinga a vedova, senza reddito. E ora? Le risposte del Patronato la lasciano senza parole. Il colpo più duro non è solo emotivo. Tra confusione e numeri, capisce che la pensione non sarà come pensava. E allora, chi ha davvero diritto al 100%? La verità che nessuno dice sulla reversibilità.
Angela ha passato la vita a occuparsi della casa, della famiglia, del marito. Non ha mai avuto un lavoro retribuito, ma ha sempre lavorato, eccome. Poi, improvvisamente, tutto cambia. Il marito muore. Lei si ritrova sola, senza un reddito, e con una marea di domande.

La prima: mi spetta la pensione di reversibilità? Sì. Ma quant’è davvero? Angela è convinta che le tocchi il 100%, ma scopre che non è così semplice.
Quando va al Patronato, le spiegano che esistono percentuali precise. Non tutti ricevono l’intera pensione del defunto. E a decidere non è solo il tipo di legame, ma anche il reddito personale. Una scoperta che la lascia spiazzata. Perché la legge prevede tagli anche significativi, se si superano certe soglie di reddito. E per lei, come per tanti, questo significa ripensare tutta la sua sicurezza economica.
Reversibilità: quando arriva al 100% (e quando no)
Molti credono che al coniuge superstite spetti sempre la reversibilità piena, ma non è così. In realtà, al coniuge senza altri familiari a carico spetta solo il 60% della pensione del defunto. Solo in casi particolari si può arrivare al 100%. Uno di questi riguarda la presenza di tre o più figli (minorenni, studenti o inabili): in quel caso, la pensione viene erogata interamente, divisa tra coniuge e figli.

Anche fratelli e sorelle possono avere diritto alla reversibilità, ma solo se non ci sono coniuge, figli o genitori del defunto. E se rispettano requisiti precisi: essere celibi o nubili, inabili al lavoro, non avere pensioni proprie ed essere stati a carico del defunto. Se sono in sette, allora sì, a loro spetta il 100%. Ma si tratta di casi davvero rari.
C’è poi l’importante questione del reddito. Anche chi ha diritto a una certa percentuale può vederla ridotta se il proprio reddito supera certe soglie. I limiti per il 2025 parlano chiaro: fino a 23.579,22 euro annui non ci sono tagli. Ma basta guadagnare un po’ di più, e si comincia a perdere una parte della pensione.
I nuovi limiti di reddito 2025: quanto puoi ricevere davvero
Le cifre fanno la differenza. Se nel 2025 il reddito personale del superstite rimane entro i 23.579,22 euro lordi annui, si ha diritto all’intera quota prevista. Ma se si superano certe soglie, entrano in gioco le decurtazioni: del 25% tra 23.579,22 e 31.438,96 euro, del 40% tra 31.438,96 e 39.298,70 euro, e del 50% oltre quella cifra.
Significa che se Angela ricevesse in eredità un piccolo immobile in affitto o iniziasse a percepire un assegno sociale, potrebbe perdere una parte consistente della pensione di reversibilità. Una realtà che non tutti conoscono, ma che cambia la vita.
Questi limiti sono legati al trattamento minimo, rivalutato ogni anno in base all’inflazione. Per il 2024 è fissato a 598,61 euro mensili, e la previsione è che nel 2025 salga ancora.
Angela ora lo sa. E come lei, anche molti altri devono conoscere questi meccanismi prima che sia troppo tardi. Perché dietro una perdita ci sono emozioni, ma anche numeri che contano. E capire cosa ci spetta davvero può fare la differenza.