Il dubbio per i lavoratori è se il datore di lavoro può negare i permessi Legge 104 o chiederne la programmazione.
I permessi retribuiti di tre giorni al mese sono un importante aiuto per i lavoratori con disabilità e i caregiver. Li prevede la Legge 104 ma quali sono i diritti del datore di lavoro?

La Legge 104 nasce per sostenere le persone con disabilità e i familiari che se ne prendono cura garantendo loro numerose agevolazioni fiscali e vantaggi sul lavoro. L’Agenzia delle Entrate ha raccolto le prime in una guida dedicata in cui aiuta i cittadini a destreggiarsi all’interno della normativa tributaria. Detrazione IRPEF del 19% per l’acquisto di un’auto, IVA ridotta al 4%, detrazioni per figli a carico, esenzione bollo auto sono alcuni degli aiuti previsti dalla 104.
Poi ci sono i benefici sul lavoro come la possibilità di chiedere il trasferimento in una sede più vicina alla residenza del disabile, il congedo straordinario di due anni per il caregiver che convive con la persona affetta da disabilità e i permessi di tre giorni al mese retribuiti. Questi sono un diritto del lavoratore e il datore di lavoro non potrà negare la fruizione a condizione che il dipendente svolga realmente attività di assistenza al disabile con invalidità grave. In caso contrario potrà addirittura licenziare il lavoratore.
Legge 104, tra diritti e doveri di lavoratori e datori di lavoro
La Legge 104 permette al lavoratore di assentarsi tre giorni al mese dal posto di lavoro per prendersi cura del familiare con disabilità grave (articolo 33 comma 3). Il datore di lavoro non può limitare l’uso dei permessi adottando vincoli arbitrari come, ad esempio, l’impossibilità di richiedere un permesso il giorno prima del weekend oppure durante i ponti per le festività.

Questo perché non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che la richiesta sia legata ad una necessità di assistere il familiare disabile tutto il giorno. Se così non fosse e il datore potesse provarlo scatterebbero provvedimenti per il dipendente. Le restrizioni, dunque, sono viste dalla giurisprudenza come una violazione dei diritti garantiti dalla normativa e si possono impugnare rivolgendosi al Giudice del lavoro.
Da sottolineare, però, che il Ministero del Lavoro negli interpelli 31/2010 e 1/2012 ha evidenziato come il datore di lavoro abbia la possibilità di chiedere una programmazione preventiva dei permessi se tale richiesta non compromette il diritto del disabile a ricevere assistenza da parte del familiare lavoratore. La programmazione dovrà avvenire su base settimanale o mensile a condizione che il dipendente possa prevede le assenze.
L’organizzazione è concessa, dunque, ma pur sempre rimanendo nei limiti normativi e non potendo diventare un obbligo. Più recentemente il Tribunale di Milano ha stabilito che la richiesta di comunicazione preventiva non può essere considerata illegittima a meno che non limiti il diritto ai permessi della Legge 104.