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Una sola assenza, e perdi tutto: l’avviso nascosto dell’INPS

Pubblicato da
Gerardo Marciano

Ti sei mai chiesto cosa potrebbe accadere se, per qualsiasi motivo, non riesci a presentarti alla visita di revisione dell’invalidità?

A volte basta un imprevisto, una dimenticanza o un semplice malinteso per innescare conseguenze molto più gravi di quanto si immagini. E il rischio non riguarda solo chi ha un’invalidità lieve. Anche chi ha un riconoscimento al 100%, con accompagnamento, può trovarsi improvvisamente senza supporto economico.

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Sì, anche senza fare nulla di “sbagliato”. Il sistema è rapido, automatizzato e, spesso, poco comprensivo. Ecco una storia che potrebbe far riflettere.

Quando una dimenticanza ti blocca tutto: come funziona la sospensione automatica

Linda aveva tutto sotto controllo. O almeno così credeva. Invalida al 100%, con accompagnamento e una routine ormai collaudata, non pensava che potesse esserci qualcosa in grado di mettere a rischio la sua serenità. La lettera della visita di revisione le era arrivata mentre era in ospedale per una complicazione improvvisa. Nessuno a casa se ne era accorto. Risultato? Assente alla visita.

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Pasquale, invece, ha una invalidità riconosciuta al 76%. Non ha diritto all’accompagnamento, ma quella pensione mensile è fondamentale per arrivare a fine mese. La data della visita era segnata, ma un contrattempo familiare lo ha costretto a rimanere fuori città. Pensava che una telefonata bastasse. Non è stato così.

Due storie diverse, ma un destino comune: la sospensione della prestazione economica. Ma come funziona davvero tutto questo meccanismo? E cosa si rischia concretamente?

Nel momento in cui una persona non si presenta alla visita di revisione dell’invalidità, parte un processo informatico quasi automatico. Non serve che qualcuno faccia una segnalazione manuale: dopo tre giorni dalla data fissata per la visita, se non risulta nessun verbale nel sistema, viene registrata l’assenza in automatico. E da lì, il passo successivo è rapido: la prestazione economica viene sospesa.

Nel caso di Linda, la sospensione è arrivata proprio mentre era ancora ricoverata. Nessuno si era accorto della comunicazione INPS. Quando se n’è resa conto, il danno era già fatto: il bonifico del mese non era arrivato, e la sensazione di essere “tagliata fuori” ha preso il sopravvento. È solo grazie all’aiuto di un’associazione di tutela che è riuscita a raccogliere la documentazione ospedaliera e presentare una giustificazione valida, rientrando nei 90 giorni concessi per evitare la revoca definitiva.

La revisione non è solo una formalità: perché ogni dettaglio conta

Questi 90 giorni, infatti, sono il margine concesso dalla legge per spiegare l’assenza. Ma non basta dire “non potevo”. Servono prove, giustificativi seri, documenti medici o certificati ufficiali. Senza, la Commissione medica può procedere alla revoca vera e propria della prestazione, con effetto retroattivo: come se l’assegno non spettasse più dalla data della visita mancata.

Molti pensano che la visita di revisione sia solo una formalità, un passaggio da superare senza troppa preoccupazione. Ma in realtà è un momento chiave, in cui si conferma (o si mette in discussione) il diritto a ricevere l’aiuto economico. E non presentarsi, per lo Stato, è come dire: “non ne ho più bisogno”.

Nel caso di Pasquale, la dimenticanza è costata cara. Nonostante avesse avvisato telefonicamente del suo impedimento, non ha inviato nessun documento ufficiale. Quando ha provato a farlo, era già troppo tardi. I 90 giorni erano passati e la revoca della pensione è diventata definitiva. Ora sta cercando di avviare una nuova domanda, ma il percorso è lungo e incerto.

In un sistema sempre più digitale e veloce, bastano pochi clic mancati per perdere ciò che si è ottenuto con tanta fatica.

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