Nessun conguaglio nel cedolino di dicembre e tredicesima già aggiornata: la rivalutazione 2025 non porta sorprese ai pensionati. L’INPS applica per tutto l’anno lo stesso indice dello 0,8%, fissato dal MEF, senza ricalcoli o arretrati. Un passaggio chiave per capire come cambieranno gli importi dal 1° gennaio 2026 e quali effetti concreti avrà la prossima perequazione.
Nel momento in cui arriva l’ultimo cedolino dell’anno, insieme alla tredicesima, molti pensionati cercano conferme su aumenti, arretrati e variazioni legate all’inflazione.
La rivalutazione, la percentuale di perequazione, l’indice Istat e il meccanismo dei tre scaglioni sono parole ricorrenti in questo periodo, così come l’interrogativo più diffuso: a dicembre la pensione aumenta o resta identica? La risposta permette di orientarsi sia sugli importi del 2025 sia su ciò che accadrà dal 1° gennaio 2026, quando entrerà in vigore il nuovo tasso provvisorio. Per capire perché il rateo di dicembre non cambia e cosa attendersi dal prossimo anno, è necessario osservare come funziona davvero la rivalutazione automatica dei trattamenti INPS, quali effetti produce sui diversi livelli di assegno e come si calcolano le tredici mensilità.
Il rateo di dicembre 2025, comprensivo di tredicesima, non contiene alcun conguaglio perché il Ministero dell’Economia ha confermato allo 0,8% la rivalutazione definitiva dei trattamenti fino a quattro volte il minimo. È lo stesso valore utilizzato in via provvisoria a gennaio, quindi non esiste alcuna differenza da compensare né importi arretrati da liquidare. Il meccanismo della perequazione prevede infatti un ricalcolo soltanto quando l’inflazione definitiva rilevata dall’Istat non coincide con quella stimata a fine anno precedente. Nel 2025, invece, i due indici coincidono integralmente.
L’INPS ha applicato l’adeguamento già a partire dalla mensilità di gennaio, riconoscendo lo 0,8% intero solo ai trattamenti fino a quattro volte il minimo, che per il 2025 corrisponde a 603,40 euro lordi. Le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo hanno ricevuto lo 0,72%, pari al 90% dell’indice, mentre gli importi superiori hanno ottenuto lo 0,60%, ovvero il 75% della percentuale. Questi incrementi, seppur contenuti, sono già ricompresi nelle tredici mensilità. Da qui il motivo per cui il cedolino di dicembre non presenta alcun ritocco e nessun credito aggiuntivo di fine anno.
Chi consulta il proprio cedolino sul portale INPS noterà che gli importi lordi corrispondono a quanto percepito negli undici mesi precedenti, con l’unica variabile rappresentata dalle trattenute fiscali: Irpef, addizionali regionali e comunali possono incidere sul netto, ma non dipendono dalla perequazione. La tredicesima viene calcolata sull’importo già rivalutato e segue le stesse regole della mensilità ordinaria. Il pensionato che percepisce più trattamenti può richiedere una verifica a un patronato, ma la rivalutazione è già integralmente recepita.
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione cambia il destino dei rimborsi dei Libretti Postali…
Gli assegni INPS saliranno dell’1,4% dal 1° gennaio 2026, in virtù del nuovo tasso di…
Un risparmiatore scopre che i suoi buoni fruttiferi postali risultano prescritti, nonostante per anni gli…
Una borsa sottratta in pochi istanti, una carta bancomat utilizzata per dieci operazioni non autorizzate…
Il risparmio postale torna sotto i riflettori con l’arrivo di un nuovo buono fruttifero che…
In Italia i mutui stanno vivendo una fase particolarmente favorevole, con interessi tra i più…