L’INPS può ridurre l’importo dell’Assegno di Inclusione in presenza della quattordicesima, considerandola reddito. Alcuni pensionati potrebbero persino dover restituire parte dell’importo. Ecco come difendersi da errori e tagli inattesi.
L’erogazione della quattordicesima mensilità ai pensionati a basso reddito rappresenta una misura di sostegno importante, ma può avere effetti imprevisti sull’importo mensile dell’Assegno di Inclusione (ADI). Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, l’INPS considera tutte le entrate economiche – comprese quelle straordinarie come la quattordicesima – nel calcolo del beneficio mensile. Questo può portare a una rimodulazione degli importi, anche senza comunicazioni preventive.
L’ADI è una misura assistenziale introdotta per contrastare l’esclusione sociale, ma è vincolata a limiti stringenti sul reddito familiare. La ricezione della quattordicesima, anche se per una sola annualità, può determinare il superamento della soglia ISEE utile, con conseguente riduzione del sussidio o, in casi estremi, richiesta di restituzione delle somme già percepite. Questo accade perché la quattordicesima viene considerata un reddito valido ai fini ISEE, e il suo impatto è immediato nel ricalcolo automatico dei parametri da parte dell’INPS.
La quattordicesima non è esente da effetti collaterali per i beneficiari dell’ADI. Secondo quanto riportato da fonti INPS e confermato da numerosi CAF, l’inserimento di questo reddito nel calcolo ISEE può alterare profondamente l’entità della prestazione.
In molti casi, il sistema opera in modo automatico ricalcolando l’ammontare mensile dell’Assegno senza necessità di una nuova domanda. Tuttavia, questo processo può portare a risultati inattesi: alcuni cittadini hanno visto riduzioni fino a 50 € mensili o ricevuto comunicazioni di indebito per somme già incassate nei mesi precedenti.
È fondamentale capire che l’INPS non considera la natura occasionale della quattordicesima, ma la inserisce nei redditi validi per il calcolo ISEE. Ciò avviene anche quando la somma viene erogata come arretrato, se il periodo di riferimento non è ben indicato o documentato.
I cittadini che percepiscono sia la quattordicesima che l’Assegno di Inclusione devono prestare particolare attenzione al proprio ISEE e alle variazioni di reddito. È consigliato aggiornare tempestivamente la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) e, in caso di peggioramento della condizione economica, presentare un ISEE corrente.
L’ISEE corrente consente di fornire una fotografia più aggiornata della situazione economica e può rivelarsi uno strumento utile per ottenere il ripristino degli importi originari dell’ADI. In alcuni casi, il ricorso a questo strumento ha portato al recupero delle mensilità ridotte nel giro di poche settimane.
In presenza di anomalie o richieste di restituzione considerate ingiuste, il beneficiario può presentare una domanda di riesame attraverso il portale INPS oppure tramite un patronato. È essenziale allegare tutta la documentazione reddituale e le comunicazioni ricevute dall’INPS per supportare la propria posizione.
Gli esperti dei CAF e dei patronati segnalano che la presentazione tempestiva della documentazione può fare la differenza nel mantenimento o nel ripristino del beneficio. È consigliato tenere traccia di ogni variazione reddituale, anche minima, per evitare spiacevoli sorprese.
Infine, alcuni esperti previdenziali sottolineano che eventuali modifiche strutturali ai meccanismi di calcolo dell’Assegno di Inclusione potrebbero essere introdotte in futuro, proprio per evitare effetti paradossali come la riduzione dei sussidi in presenza di un’integrazione pensionistica già prevista dalla legge.
Fino ad allora, chi riceve sia la quattordicesima che l’ADI dovrà monitorare attentamente ogni cambiamento nella propria situazione economica, per tutelarsi contro tagli imprevisti o richieste di restituzione.
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