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Ho letto che posso andare in pensione a 64 anni da subito, ma ho pochi contributi, posso fare domanda all’INPS?

Pubblicato da
Pasquale Antoniacci

Andare in pensione a 64 anni sembra oggi più vicino grazie alle nuove opzioni flessibili introdotte dal sistema previdenziale. Ma cosa succede se non si hanno abbastanza contributi? Si può fare comunque domanda all’INPS? Ecco cosa dice davvero la normativa aggiornata per il 2025.

L’idea di smettere di lavorare qualche anno prima dell’età pensionabile ordinaria è un sogno per molti. Il traguardo dei 64 anni, in particolare, sembra sempre più accessibile, complici le misure introdotte per alleggerire il sistema e permettere l’uscita anticipata a determinate categorie. Tuttavia, la possibilità non è automatica: tutto dipende da quanti anni di contributi si sono accumulati e da quale canale pensionistico si intende utilizzare.

Ho letto che posso andare in pensione a 64 anni da subito, ma ho pochi contributi, posso fare domanda all’INPS? – crypto.it

Si è parlato molto negli ultimi mesi di strumenti come Quota 103, Ape Sociale o la cosiddetta pensione anticipata contributiva. Ma ognuno di questi richiede requisiti precisi, soprattutto in termini di anzianità contributiva. Alcuni lavoratori leggono i titoli e pensano di poter semplicemente fare domanda e accedere subito alla pensione, ma in realtà il meccanismo è più articolato. La questione vera è: avere 64 anni basta davvero?

Quando si può andare in pensione a 64 anni e con quanti contributi

Secondo quanto riportato da InvestireOggi e confermato anche dall’INPS, l’uscita dal lavoro a 64 anni è possibile solo se si rientra in specifiche condizioni. In particolare, chi ha versato almeno 20 anni di contributi può accedere alla pensione anticipata contributiva, ma solo se tutti i contributi sono successivi al 1° gennaio 1996 e l’importo della pensione maturata è pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale (circa 754 € nel 2025).

Questa opzione è riservata esclusivamente ai lavoratori che ricadono nel sistema contributivo puro, quindi chi ha anche un solo contributo versato prima del 1996 è escluso. Diverso è il discorso per chi ha più contributi ma non raggiunge i 64 anni: in quel caso, può valutare altre vie come Quota 103 (con 62 anni di età e 41 di contributi) oppure Ape Sociale, che però richiede almeno 30 o 36 anni di contribuzione in base alla categoria di appartenenza.

Quando si può andare in pensione a 64 anni e con quanti contributi – crypto.it

In sintesi, avere 64 anni non è sufficiente: bisogna avere anche almeno 20 anni di versamenti effettivi e rispettare i limiti di legge sull’importo minimo. Chi ha pochi contributi, pur avendo l’età giusta, dovrà attendere i requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria, che resta fissata a 67 anni con almeno 20 anni di contributi accreditati.

Cosa succede se ho pochi contributi e faccio comunque domanda all’INPS

Molti lavoratori, magari vicini ai 64 anni, si chiedono se sia possibile tentare comunque la strada della domanda di pensione anticipata anche con contributi insufficienti. La risposta è no: l’INPS verifica automaticamente la posizione assicurativa e respinge le richieste che non soddisfano i requisiti. Tuttavia, esistono strumenti utili per controllare in autonomia la propria situazione, come il Estratto Conto Contributivo disponibile sul portale INPS con SPID o CIE.

In caso di contributi discontinui o frammentati, è possibile richiedere il cumulo gratuito dei periodi versati in diverse gestioni previdenziali, o in alternativa valutare il riscatto di periodi non coperti da contribuzione, come gli anni di laurea. Queste operazioni, però, non sempre sono gratuite e vanno attentamente analizzate con un consulente previdenziale.

Infine, per chi ha versato meno di 20 anni, resta la possibilità di richiedere l’assegno sociale a 67 anni, ma solo se si rispettano determinati requisiti di reddito. L’importo, pari a circa 503 € mensili nel 2025, è molto più basso rispetto a una pensione contributiva ordinaria e non è reversibile. È quindi fondamentale conoscere in anticipo la propria posizione e valutare per tempo eventuali integrazioni, anche tramite versamenti volontari, che possono permettere il raggiungimento del requisito minimo.

In un sistema pensionistico sempre più complesso, conoscere con esattezza i propri anni di contributi può fare la differenza tra ricevere un assegno pieno o attendere ancora anni prima dell’uscita dal lavoro.

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