Le prospettive di pace in Ucraina affondano i titoli della difesa europei. A Piazza Affari il crollo è violento, ma l’analisi dei dati rivela destini opposti per Leonardo e Fincantieri: per la prima, anche gli analisti più cauti vedono un cuscinetto di rialzo; per la seconda, il rischio di ulteriori ribassi è invece concreto.
Quello che per mesi è stato il settore più forte delle borse europee, si è trasformato in poche ore nel più debole. I titoli della difesa sono crollati sotto il peso delle rinnovate prospettive di pace in Ucraina, innescate dal dialogo tra Washington e Mosca. Il mercato, che aveva scommesso su un lungo e costoso riarmo del continente, ha bruscamente invertito la rotta.
A Piazza Affari, Leonardo e Fincantieri hanno pagato un prezzo altissimo, ma un’analisi più approfondita dei dati rivela scenari molto diversi. Dietro il crollo, infatti, non c’è solo la paura della pace, ma il timore che un accordo per la sicurezza di Kiev, basato sull’acquisto di 100 miliardi di $ di armi americane, venga finanziato proprio dall’Europa, penalizzando doppiamente i campioni industriali del nostro continente.
La seduta del 19 agosto è stata un bagno di sangue per l’industria della difesa europea. Leonardo ha chiuso in calo di quasi il 10%, così come Fincantieri, in linea con i ribassi della tedesca Rheinmetall e della francese Thales. La ragione scatenante è la ripartenza del dialogo tra Stati Uniti e Russia per porre fine al conflitto in Ucraina. La logica del mercato è semplice: la pace riduce la necessità di nuove armi, abbassando le stime sugli utili futuri. Ma a spiegare la violenza delle vendite e la tenuta dei competitor americani è un dettaglio cruciale emerso dai colloqui alla Casa Bianca.
L’accordo per la sicurezza ucraina prevede l’acquisto di 100 miliardi di $ di armamenti “Made in USA”. Fonti vicine ai negoziati suggeriscono che l’Unione Europea contribuirà a finanziare questa spesa. Si profila quindi uno scenario beffardo per l’industria europea: non solo meno ordini a causa della pace, ma anche la possibilità che i fondi per il riarmo europeo vengano dirottati per finanziare i concorrenti americani.
In questo contesto, l’analisi dei target degli analisti dopo i crolli odierni offre una visione a due velocità . Per Leonardo, che ha chiuso la seduta a 44,60 €, il quadro appare più resiliente. Secondo i dati più recenti raccolti da fonti come TipRanks, il prezzo obiettivo minimo degli analisti è fissato a 50,00 €. Questo significa che, anche nello scenario più cauto, gli esperti vedono un potenziale di rialzo del +12,11%, suggerendo che il crollo potrebbe essere stato eccessivo. Ben diverso è lo scenario per Fincantieri, che ha terminato gli scambi a 16,67 €. Per il colosso della cantieristica, il prezzo obiettivo minimo indicato dal consenso degli analisti (fonte: Investing.com) è di 13,20 €. Questo dato implica un rischio concreto di ulteriore ribasso pari al -20,82%. Per Fincantieri, dunque, il sell-off potrebbe non essere finito, con le stime più pessimistiche che vedono ancora un ampio margine di discesa prima che il titolo trovi un supporto solido.
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