Un taglio dell’età pensionabile per uscire prima dal mondo del lavoro sarebbe una novità apprezzata da tantissimi cittadini.
Una grande confusione, ecco quello che emerge quando si parla di pensioni. Prima si sottolinea la necessità di allungare l’età pensionabile per sostenere il sistema previdenziale poi spunta l’ipotesi di un taglio dell’età con uscita anticipata di tre anni rispetto la pensione di vecchiaia. Cosa devono aspettarsi i cittadini?
Quando mancano idee chiare e sostenibili si fanno promesse da marinai. Gli italiani sanno che devono stare attenti a non credere a tutto ciò che sentono, solo quando una notizia diventa ufficiale allora si conoscerà la verità. Per qualsiasi certezza sul pensionamento nel 2026, dunque, bisognerà attendere la Legge di Bilancio a fine dicembre ma questo non significa evitare di valutare fin d’ora le possibili ipotesi.
La situazione non è semplice per il Governo. Da una parte l’esigenza di sostenere il sistema previdenziale evitando un collasso tra pochi anni, dall’altra la necessità di ascoltare le esigenze dei cittadini. Ci si muove su un filo da equilibristi a non cadere nel baratro è complicato. I 67 anni di età sono per molti lavoratori un traguardo troppo lontano. Vorrebbero uscire prima dal mondo del lavoro.
Claudio Durigon, Sottosegretario al Ministero del Lavoro, ha dato speranze agli italiani parlando di un anticipo dell’età pensionabile a 64 anni invece di 67 anni per tutti. Un’esagerazione secondo molti, introdurre uno scivolo strutturale del genere significherebbe un aggravio pesante sulle casse dello Stato, insostenibile considerando la situazione.
Pensare, dunque, che i 64 anni di età diventino un traguardo per tutti i lavoratori è utopistico. Molti faticano anche a credere che sarà introdotta Quota 41 flessibile nel 2026, un’idea di pensionamento a 62 anni con 41 anni di contributi che sostituirebbe Quota 103. Tornando alla pensione a 64 anni oggi è possibile con la pensione anticipata contributiva dedicata ai contributivi puri.
Nel 2026 – da quello che ha lasciato intendere Durigon – lo scivolo potrebbe essere esteso anche ai lavoratori che hanno versato contributi prima del 1996. Significherebbe dare maggiore flessibilità in uscita anche se, ricordiamo, la pensione contributiva ha dei paletti piuttosto restrittivi. La pensione è concessa solo raggiungendo un assegno pari a 3 volte il trattamento minimo.
Più agevolate le donne con figli. Le lavoratrici, infatti, devono raggiungere 2,8 volte il minimo se hanno un figlio e 2,6 volte il minimo se hanno due figli o più. Inoltre ci sono 4 mesi di sconto per figlio per un massimo di 16 mesi. Significa poter lasciare il lavoro a 62 anni e 8 mesi se si hanno 4 figli. In conclusione, tutto o niente potrebbe cambiare. Lo sapremo alla fine dell’anno.
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