Nel 2026 potrebbero essere introdotti nuovi scivoli di pensione anticipata raggiungibili con soli 20 anni di contributi.
Venti anni di contributi sono pochi per una pensione di ingente importo ma spesso è tutto ciò che il lavoratore riesce a maturare avendo potuto contare su una carriera discontinua o avendo iniziato a lavorare tardi. In ogni caso permettono di lasciare il mondo del lavoro – anche in anticipo – è questo è importante.
I contributi sono la chiave del pensionamento in Italia. Per poter lasciare il mondo del lavoro occorrerà aver versato determinati contributi e sono fondamentali anche per calcolare l’importo dell’assegno pensionistico. Più contribuzione si avrà maggiori saranno gli scivoli tra cui scegliere quello che porta alla pensione e più alto sarà l’assegno mensile. Soprattutto con il sistema di calcolo contributivo avere un elevato numero di contributi è decisivo ma non sempre è possibile.
Una lunga carriera continua è il sogno di tutti i lavoratori, realtà per una parte di essi. Per la pensione di vecchiaia bastano 20 anni di contributi e un’età anagrafica di 67 anni. 20 anni sono sufficienti anche per la pensione anticipata contributiva dedicata ai contributivi puri che compiono 64 anni di età e raggiungono un importo minimo di pensione. Queste misure resteranno attive nel 2026? Se ne aggiungeranno delle altre?
La pensione anticipata contributiva continuerà ad essere richiedibile nel 2026. L’uscita dal mondo del lavoro è fissata a 64 anni con la possibilità per le donne di anticiparla ulteriormente se hanno figli. La Legge prevede, infatti, 4 mesi di sconto per figlio fino ad un massimo di 16 mesi. Significa poter lasciare il lavoro a 62 anni e 8 mesi avendo 4 figli.
I contributi dovranno essere minimo 20 e versati tutti dopo il 1° gennaio 1996. In più l’importo dell’assegno pensionistico dovrà essere almeno pari a 3 volte il trattamento minimo INPS ossia a 1.620 euro lordi al mese oppure 2,8 volte per le lavoratrici con un figlio e 2,6 volte con due o più figli. Non raggiungendo queste soglie ci vorranno 25 anni di contributi e l’integrazione con la rendita del Fondo pensione complementare per andare in pensione nel 2026.
Continuerà, poi, ad essere possibile il pensionamento a 62 anni con Quota 103? Ci sono dubbi sulla riconferma della misura, bisognerà attendere la Legge di Bilancio 2026 per saperlo. Ciò che è certo, però, è che questo scivolo è ben lontano dai 20 anni di contributi per il pensionamento. Si può, infatti, lasciare il mondo del lavoro a 62 anni ma con 41 anni di contributi. In realtà, poi, non sono proprio 62 anni dato che sono previste finestre mobili di 7 mesi per i dipendenti privati e 9 mesi per quelli pubblici.
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