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Quando un assegno circolare diventa una truffa: la storia di un versamento finito male

Pubblicato da
Valentina Trogu

Accettare o firmare un assegno circolare può portare guai seri se l’operazione può essere vista come una truffa. 

L’assegno circolare è un metodo ancora molto utilizzato ma comporta dei rischi che gli italiani devono conoscere per evitare guai. Se possibile è preferibile pagare con un bonifico bancario, tanto adesso quelli istantanei hanno lo stesso costo dei bonifici ordinari.

Quando un assegno circolare diventa una truffa: la storia di un versamento finito male (Crypto.it)

I vantaggi di un assegno circolare rispetto quello bancario sono molteplici. È sicuro perché tutela quando si pagano o incassano grandi somme di denaro, è garantito in quanto viene emesso solo da banche autorizzate da Banca d’Italia, è coperto e non può essere emesso a vuoto. Inoltre l’assegno circolare è personale avendo sempre nome e cognome del beneficiario e non potendo essere al portatore.

In più è semplice – non richiede nemmeno un conto in banca – e a vista, si può riscuotere in contanti o con accredito sul conto corrente. Tutte queste caratteristiche rendono l’assegno circolare uno strumento dalla garanzia superiore rispetto l’assegno bancario. Com’è possibile, dunque, che il titolo di credito in questione possa diventare una truffa?

Quando l’assegno circolare diventa una truffa

Vendere un oggetto e ricevere un assegno circolare per il pagamento. Un assegno con QR code, quindi apparentemente valido. In realtà potrebbe essere stato clonato. È accaduto con la vendita di un orologio di valore per un importo di 8.500 euro. L’assegno circolare è risultato clonato, la banca ha negato ogni responsabilità affermando di aver seguito le normali procedure ma il cliente non ci sta, si chiede come mai non ci siano state verifiche più approfondite considerando anche l’elevato importo del versamento.

Quando l’assegno circolare diventa una truffa (Crypto.it)

La trattativa per la vendita del bene di lusso è nata online, l’accordo tra le parti è avvenuto telefonicamente. Poi l’appuntamento in filiale con il figlio del compratore per versare l’assegno “salvo buon fine”. Trascorsi pochi giorni l’assegno è risultato impagato perché falso. La banca ha ritenuto giustificato lo storno del versamento perché sono state adottate a suo parere tutte le cautele previste dalla normativa.

In più alla vista l’assegno sembrare vero, senza segni di contraffazione evidenti. La colpa, dunque, dovrebbe ricadere sulla banca emittente che avrebbe dovuto verificare l’autenticità dell’assegno. Eppure per l’Arbitro Bancario Finanziario le anomalie nell’assegno c’erano ed erano anche ben evidenti.

Elementi grafici incoerenti, mancanza di chiari riferimenti all’Istituto emittente, imperfezioni tipografiche. Di conseguenza la banca avrebbe dovuto notare questi segni nel momento stesso del versamento, non successivamente. Anche il cliente è stato poco attento ma la responsabilità maggiore è della banca. Ecco perché il Collegio di Torino ha accolto in modo parziale il ricorso disponendo che l’istituto paghi al cliente 2.833 euro.

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