I contributi per avere la pensione possono essere inutili perché l’INPS li restituirà versando l’assegno sociale. Facciamo chiarezza.
In linea generale vale il principio che più contributi si maturano più alto sarà l’assegno pensionistico ma per alcuni lavoratori la contribuzione alla fine risulterà inutile. Un’amara sorpresa di cui è bene essere consapevoli fin da subito.
La pensione spetta maturando contributi, questo l’assunto su cui si basa il sistema previdenziale italiano. Più anni di contributi si verseranno maggiore sarà la pensione spettante, principio valido soprattutto con il sistema di calcolo contributivo. I lavoratori con una carriera lunga e continua, dunque, possono sperare di avere un assegno che garantisca una qualità della vita soddisfacente dopo il pensionamento. Parliamo di 40 anni e più di contribuzione maturata.
Con 20 anni di contributi, il limite minimo per la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata ordinaria, invece, sperare di avere una pensione ricca è utopistico. Inutile dire che aspettando i 71 anni perché si hanno cinque anni di contributi o poco più significhi avere un’entrata di poche centinaia di euro. Se, poi, si dovesse lavorare ancora meno o non lavorare affatto il ripiego è l’assegno sociale.
L’assegno sociale non è una prestazione pensionistica ma un contributo assistenziale erogato allo Stato a chi ha una difficile situazione economica. La misura, dunque, è legata al reddito del titolare e del coniuge e ogni anno verranno verificati i requisiti per attestare che il diritto valga ancora. L’assegno sociale aiuta chi ha redditi bassi ma in qualsiasi momento può essere revocato se la situazione economica del nucleo familiare del percettore dovesse migliorare.
Cosa c’entra tutto questo con i contributi previdenziali? Questi sono un premio assicurativo per i lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria INPS. Un obbligo che permette di accumulare ciò che alla fine servirà per calcolare la pensione. Il problema è che se il contribuente non dovesse avere i requisiti di accesso alla pensione allora quei contributi andrebbero persi perché l’INPS non li restituisce. Si parla di contribuzione silente che non produce pensione e si accumula per diversi motivi.
Per la morte del contribuente, perché i versamenti non raggiungono il minimo necessario o perché sono contributi inutilizzati. L’unico modo per non perdere sette, dieci o quindici anni di contributi è la pensione di vecchiaia a 71 anni per cui bastano, come già detto, cinque anni di contribuzione. C’è un problema, questa opportunità è concessa solo ai contributivi puri ossia quelli che hanno iniziato a maturare contributi dopo il 31 dicembre 1995. Per tutti gli altri i contributi sono persi e non rimane altro che l’assegno sociale.
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