Quanto può valere un diritto che non si vede ma cambia tutto? C’è una figura poco conosciuta, spesso sottovalutata nelle successioni, che nasconde implicazioni fiscali inaspettate. Il punto non è solo chi eredita, ma cosa eredita.
Alcuni non ricevono case o soldi, ma un diritto temporaneo su qualcosa che resta di qualcun altro. E quel diritto ha un prezzo. In alcuni casi, altissimo. Eppure, quasi nessuno sa come funziona davvero. Questo articolo mette in luce una verità fiscale spesso ignorata.
Quando si pensa a una successione, si immagina il passaggio di beni: una casa, dei conti correnti, magari un terreno. Ma c’è una forma di “eredità” che non corrisponde alla piena proprietà, bensì a un diritto limitato ma prezioso: l’usufrutto. Chi lo riceve, anche se non è tecnicamente un erede, assume un ruolo importante e soprattutto si trova davanti a un obbligo: pagare l’imposta di successione. E qui cominciano i malintesi.
Chi eredita l’usufrutto non diventa erede nel senso giuridico del termine. Non acquisisce un patrimonio complessivo, non si fa carico dei debiti del defunto, né partecipa alla divisione ereditaria come gli altri coeredi. Chi riceve solo l’usufrutto viene definito legatario, cioè destinatario di un diritto specifico. Tuttavia, nonostante questa posizione “di secondo piano”, deve comunque versare l’imposta di successione.
La legge prevede che ogni trasferimento patrimoniale per causa di morte sia soggetto a imposta, e il diritto di usufrutto ha un valore economico determinabile. Il calcolo si basa su due elementi: il valore della piena proprietà del bene e l’età dell’usufruttuario. Più giovane è chi riceve l’usufrutto, più tempo potrà goderne, e quindi maggiore sarà il valore fiscale del diritto. Esistono tabelle ufficiali che moltiplicano la rendita presunta del bene per un coefficiente legato all’età del beneficiario, determinando così l’importo tassabile.
Questo significa che, ad esempio, un trentacinquenne che eredita l’usufrutto su un appartamento potrebbe trovarsi a pagare un’imposta piuttosto alta rispetto a una persona più anziana. L’Agenzia delle Entrate ha confermato questa impostazione in diverse risposte a interpello e sentenze tributarie, precisando che il legatario usufruttuario è tenuto al pagamento dell’imposta al pari di chi riceve la piena proprietà, seppur su una base imponibile diversa.
Un caso particolare riguarda la donazione con riserva di usufrutto, in cui il donante mantiene per sé il diritto di usufruire del bene per tutta la vita e stabilisce che, alla propria morte, tale diritto passi a un terzo. Quando il primo usufruttuario muore, il secondo, che subentra, diventa legatario. Ma solo in quel momento, e non prima, scatta l’obbligo di pagare l’imposta di successione.
Il valore viene calcolato in base all’età del nuovo usufruttuario alla data in cui diventa effettivo il suo diritto. Si tratta di un meccanismo particolare, spesso ignorato, ma che può avere un forte impatto economico. Chi riceve un usufrutto successivo deve essere consapevole di questa regola, per non trovarsi impreparato davanti a una richiesta dell’Agenzia delle Entrate.
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