Un taglio deciso, un effetto immediato. Ma cosa succede davvero quando i tassi scendono e si ha in mano un titolo che reagisce con forza a ogni variazione? C’è un BTP che promette rendimenti interessanti, ma chiede pazienza per 27 anni. E domani, con una mossa della BCE ormai data per certa, tutto potrebbe cambiare.
Un investimento che sembra sottovalutato, con un prezzo scontato. Ma basterà questo per giustificare il blocco del capitale per quasi tre decenni? La matematica dice una cosa, il tempo un’altra. E nel mezzo c’è l’investitore.
Non basta guardare al rendimento netto. Bisogna anche capire quanto costa davvero, oggi, sedersi su un titolo del genere. E quali rischi si corrono se il mondo non va come previsto.
Il Btp Tf 2,15% St52 Eur, oggi, è un caso emblematico. Prezzo di riferimento: 67,57. Rendimento netto a scadenza: 3,84%. Cedola annua netta: circa 1,88%. A prima vista, numeri che fanno gola, soprattutto in un contesto dove i tassi sembrano pronti a scendere. Ma la domanda vera è: basta tutto questo per giustificare un impegno fino al 2052? I ratei maturati, peraltro, aggiungono un piccolo extra al momento dell’acquisto, ma non cambiano la sostanza dell’investimento.
La Banca Centrale Europea potrebbe davvero ridurre i tassi di 0,25%. E con una duration modificata di 18,16, questo BTP potrebbe beneficiare di un rialzo teorico del prezzo attorno al 4,54%. Tradotto: circa 3 punti in più, portando il valore attorno a 70,64. Una buona notizia, almeno per chi ha già acquistato o per chi valuta di entrare prima del taglio.
Ma per chi entra ora, questo vantaggio rischia di essere passeggero. Perché se nei prossimi anni i tassi dovessero restare fermi o risalire, il prezzo potrebbe subire forti oscillazioni. E qui entra in gioco la vera fragilità di una duration così elevata: lo stesso effetto positivo si può ribaltare in negativo con identica intensità. Basta un piccolo cambio di scenario per trasformare un buon affare in un titolo illiquido e poco appetibile.
Un rendimento netto del 3,84% può sembrare solido, specie su orizzonti lunghi. Ma il vero costo è l’immobilizzo del capitale. A 67,57, il titolo è scontato, sì. Ma si rinuncia a flessibilità, liquidità e alla possibilità di cogliere altre occasioni.
Chi può davvero permettersi di restare fermo per 27 anni? Chi è certo che non avrà bisogno di quei soldi per un’intera generazione? L’effetto combinato di inflazione, imprevisti e cambi di scenario può facilmente annullare l’attrattività iniziale. Inoltre, i rendimenti reali potrebbero ridursi drasticamente se i livelli di inflazione restassero elevati per periodi prolungati, erodendo il potere d’acquisto degli incassi futuri.
Il rischio, insomma, è quello di legarsi troppo a lungo a una promessa che oggi sembra conveniente, ma domani potrebbe diventare un vincolo.
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