Con l’annuncio del ritiro di Warren Buffett entro fine anno, l’attenzione si è spostata su ogni singola mossa di Berkshire Hathaway. Una delle più significative? Il raddoppio della partecipazione in Constellation Brands, oggi pari al 6,6% del capitale. Una scelta che ha riacceso l’interesse verso il colosso delle bevande alcoliche. Ma il titolo è davvero in salute o c’è dell’altro sotto la superficie?
Chi conosce lo stile di investimento di Buffett sa quanto raramente Berkshire Hathaway intervenga su società già presenti in portafoglio, a meno che non identifichi valore reale, visibilità futura e margini solidi. Il raddoppio della quota in Constellation Brands ha quindi attirato l’attenzione non solo per l’entità dell’operazione, ma anche per il contesto in cui avviene: un settore, quello del beverage, in trasformazione, e un titolo che negli ultimi mesi ha mostrato segnali contrastanti.
Analizzare stato di salute, multipli, trend tecnici e valutazioni degli analisti è il punto di partenza per capire se questa operazione rappresenta un’opportunità anche per il pubblico retail.
Negli ultimi quindici giorni, Constellation Brands è stata protagonista di diverse notizie. La società ha partecipato al Goldman Sachs Global Staples Forum il 13 maggio 2025, presentando i piani di crescita per i propri marchi premium. In parallelo, è stato annunciato l’accordo per la cessione di alcuni brand di fascia media nel segmento vino a The Wine Group, con l’obiettivo dichiarato di focalizzarsi su etichette ad alto margine come Kim Crawford, Robert Mondavi e The Prisoner.
Sul piano finanziario, però, non tutto è brillante. Il margine lordo si attesta al 52,26%, un dato solido per il settore, ma il margine netto, inaspettatamente negativo (-0,80%), solleva interrogativi sulle pressioni a livello operativo. Il margine operativo è invece elevato (34,40%), mentre il Return on Assets è al 9,27%. Più debole il Return on Equity, fermo allo 0,18%, un valore molto basso che riflette un recente rallentamento della generazione di utili netti. Secondo StockAnalysis e TipRanks, si tratta di un momento di transizione più che di debolezza strutturale, ma il mercato osserva con attenzione.
Dal punto di vista dei multipli, il titolo mostra un Price/Book pari a 4,54 e un EV/EBITDA di 12,45, suggerendo una valutazione sopra la media rispetto ad altri player del settore beverage, ma comunque giustificabile dalla presenza di marchi iconici e da prospettive di crescita selettiva.
L’analisi tecnica settimanale evidenzia un quadro misto. Le medie mobili a 10 e 20 giorni indicano un segnale positivo, mentre le medie a 100 e 200 giorni rimangono più caute. L’indicatore RSI si posiziona intorno a 59,8, in zona neutra ma vicino al territorio di ipercomprato, segno che il titolo potrebbe affrontare una fase di consolidamento.
Gli analisti, però, restano generalmente ottimisti. Marketscreener riporta un prezzo obiettivo medio di 217,09 $, con un massimo a 300 $ e un minimo a 165 $, rispetto a una quotazione attuale di circa 195 $. Questo implica un potenziale di rialzo del 10,98%. Secondo Soldionline, tra le case più attive nell’ultimo mese figurano Wells Fargo e Morgan Stanley, che mantengono rating positivi puntando sulla ristrutturazione del portafoglio marchi.
Per quanto riguarda i dividendi, Constellation Brands offre un rendimento annuo del 2,09%, con una cedola di 4,08 $ per azione. Il dividend yield medio degli ultimi cinque anni è stato dell’1,48%, con una crescita costante e nessun anno di interruzione nei pagamenti. Questo conferma una politica di remunerazione regolare, un fattore chiave per chi cerca stabilità e ritorno costante.
Alla luce di questi elementi, il segnale lanciato da Berkshire potrebbe rappresentare un voto di fiducia ben ponderato. E per gli investitori attenti, forse anche un’occasione da non trascurare.
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