BlackRock mette in guardia contro i nuovi rischi legati alla guerra commerciale, sottolineando l’impatto che le tensioni USA-Cina potrebbero avere sulla stabilità globale. L’inflazione, il credito e i mercati reagiscono in modo nervoso, mentre gli investitori cercano sicurezza. Il pericolo di una recessione non sarebbe affatto svanito.
Il mondo finanziario sembra aver trovato un nuovo equilibrio solo apparente, ma sotto la superficie si agitano tensioni mai sopite. Le guerre commerciali tornano prepotentemente al centro del dibattito, e questa volta a rilanciarle non è solo la cronaca politica, ma uno dei colossi assoluti della finanza globale: BlackRock. Larry Fink, amministratore delegato della società, ha definito le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti “oltre ogni immaginazione”, evocando scenari che inquietano più di un investitore istituzionale.
Le nuove misure protezionistiche introdotte nei confronti della Cina e di altri partner strategici hanno già iniziato a far sentire il loro peso. L’S&P 500 ha segnato il peggior calo su due giorni dal 2020, mentre i rendimenti dei Treasury a 10 anni si sono mossi in modo brusco, segnalando uno shift verso asset rifugio. E quando è il mercato obbligazionario a tremare, il segnale è tutt’altro che banale. BlackRock evidenzia una crescente difficoltà per le aziende con rating CCC, le più fragili, che iniziano a fare fatica a coprire i costi del debito con gli utili attesi.
Amanda Lynam, a capo della ricerca macro sul credito per BlackRock, ha dichiarato a Reuters che “le tensioni commerciali stanno accelerando segnali di stress nei segmenti a più alto rischio del mercato del credito”, sottolineando che questi settori saranno i primi a soffrire in caso di un effettivo rallentamento.
Le preoccupazioni espresse da Larry Fink non sono isolate. Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, ha recentemente affermato che le nuove tariffe potrebbero non solo alimentare l’inflazione, ma anche rallentare la crescita degli Stati Uniti. Il risultato? Un possibile rinvio o ridimensionamento degli investimenti da parte delle aziende, in attesa di una maggiore chiarezza sulla direzione delle politiche commerciali. Sempre secondo Dimon, siamo in una fase in cui “la prudenza sta diventando la strategia dominante”.
Intanto, Vanguard ha segnalato un aumento della domanda per i suoi fondi obbligazionari a breve termine, sintomo evidente di una “fuga verso la qualità” tipica dei momenti di incertezza. L’incremento delle tensioni sulle catene di fornitura globali potrebbe aggiungere un ulteriore strato di complessità, rendendo più difficile sia la gestione dei costi aziendali sia il controllo dell’inflazione da parte delle banche centrali.
A preoccupare maggiormente BlackRock è il comportamento delle imprese più indebitate. Secondo l’analisi pubblicata su Reuters, molte aziende classificate come speculative avrebbero oggi margini troppo deboli per affrontare un contesto più costoso e incerto. La combinazione tra tassi elevati, tensioni geopolitiche e volatilità sui mercati globali rischia di innescare un effetto domino nei comparti meno resilienti.
Il peggioramento del quadro macroeconomico sta già influenzando i portafogli. I grandi gestori segnalano una rotazione verso strumenti a breve scadenza e liquidità, mentre gli asset più esposti al commercio globale, come materie prime industriali e titoli ciclici, stanno soffrendo. In questo clima, le parole di Fink risuonano come un monito: ignorare il ritorno della guerra commerciale potrebbe costare caro, non solo agli investitori, ma anche alla tenuta dell’economia globale.
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