Palladio e platino tra crisi e opportunità: i metalli preziosi potrebbero riservare sorprese nel 2025. Domanda industriale, surplus e transizione energetica cambiano lo scenario.
Chi guarda ai metalli preziosi per diversificare il proprio portafoglio si trova oggi di fronte a una realtà complessa e in continua evoluzione. Palladio e platino, da sempre protagonisti nei mercati delle commodity, stanno vivendo dinamiche molto diverse rispetto agli anni passati, con nuove sfide e possibilità. Prezzi in calo, domanda incerta, e scenari macroeconomici influenzati da cambiamenti geopolitici e dalla transizione energetica globale mettono seriamente alla prova le strategie tradizionali degli investitori.
Le certezze di un tempo vacillano, ma dietro queste difficoltà si celano anche nuove opportunità, specialmente per chi è capace di leggere i segnali del mercato con attenzione e rapidità. Capire dove si sta spostando la domanda, monitorare l’offerta e cogliere le tendenze legate all’evoluzione tecnologica sono oggi più che mai elementi fondamentali per prendere decisioni consapevoli.
Negli ultimi mesi, il palladio ha registrato una discesa importante, scendendo a circa 960 $ l’oncia, con previsioni ancora più negative per il resto del 2025. Secondo Nornickel, leader mondiale nella produzione di palladio, il mercato globale potrebbe chiudere l’anno con un surplus di 300.000 once, dovuto soprattutto all’aumento del riciclo e a una domanda industriale in calo. Il passaggio verso veicoli elettrici e la crescente sostituzione del palladio con il platino nei catalizzatori per auto a benzina stanno riducendo la sua rilevanza nei mercati chiave.
Le previsioni degli analisti non sono incoraggianti. UBS ha recentemente rivisto al ribasso il target, stimando il prezzo a 900 $ l’oncia entro fine anno. Anche Trading Economics vede un’ulteriore flessione, con una stima di 873,10 $ nel breve termine, e possibilità di un calo a 793,14 $ nei prossimi 12 mesi. Dal punto di vista tecnico, gli indicatori RSI e MACD segnalano una tendenza ribassista, mentre le medie mobili confermano la debolezza del metallo.
Situazione diversa per il platino, che dopo una correzione dai massimi di circa 1.000 $ l’oncia si è stabilizzato intorno ai 961,58 $. La visione di medio periodo è più ottimista: Goldman Sachs prevede un possibile recupero fino a 1.100 $, sostenuto da una domanda industriale in crescita e da vincoli all’offerta, specie in Sud Africa e Russia. Questi due paesi, principali produttori mondiali, stanno affrontando difficoltà logistiche e operative che potrebbero ridurre le quantità disponibili sul mercato.
Inoltre, il platino potrebbe trarre beneficio dalla transizione energetica, grazie al suo impiego in tecnologie verdi come le celle a combustibile. Gli analisti di Gold Strategy sottolineano la forte correlazione tra il prezzo del platino e l’interesse degli investitori, misurato attraverso gli ETF. Un aumento delle posizioni su questi strumenti potrebbe sostenere ulteriormente i prezzi.
Anche tecnicamente, il platino offre segnali più contrastanti: mentre alcuni indicatori suggeriscono prudenza, altri lasciano intravedere margini di crescita, specialmente se il metallo dovesse recuperare appeal rispetto al palladio. Per gli investitori, questo scenario rappresenta un punto di svolta, in cui valutare attentamente quale dei due metalli potrebbe meglio rispondere alle sfide del nuovo contesto economico.
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